senza titolo.

 

Sto invecchiando. E non è affatto una coincidenza.
Ma al di la di questo mi ha fatto piacere vedere questa tangibile prova
della tua esistenza.
Pensa, mi ero appena seduto vicino la macchina, quasi dovessi scrivere
qualcosa. Pensavo ai possibili destini d'ogni certa scrittura. Il fatto che
sia già molto distante dalla carta e che poi possa andare altrove, nella
rete e nella rete del cestino. Uguale destino, per chi rovista nella carta
straccia.
Ma guarda che è veramente strano, caro Artenamir, come si possa essere
influenzati nello scrivere, e mai guardare cosa ti influenza. Darlo per
scontato, come non fosse possibile parlare diversamente e mettere all'agio
della presa ogni questione di rimando.
Ma esurito me, sarei contento di leggere qualche buona parola su questo
nuovo esercito e leggerla in buona comodità, senza spirito di cavar fuori
l'accidente.
Un letterato, passionale verso la parola, decise di incamminarsi con un
piccolo fagotto nella macchina. Decise dapprima di osservare gli uomini
della macchina, ma sempre la conventicola lo invitava ad aprire il
fazzoletto, vuoi per mangiare e vuoi per vederne semplicemente il contenuto.
Non aveva importanza dove il letterato prendesse a caricare il fagotto,
tant'era che sempre di fagotto si trattava. Oramai passati i giorni
dell'inutile orgoglio, quando credeva ancora all'immagine umilmente
esplorativa, rimaneva il ricordo tracotante che quasi lo consigliava
nell'usanza dei suoi sguardi.
Poche buone letture ed un'idea da valigia di cartone. barba lunga e un
piccolo masticare, questa era l'immagine che egli s'offriva al suo desinare.
Ben presto, gli era parso, avrebbero scoperto anche quella. Che almeno la
mastichi un poco.
Scaldatosi al fuoco della sua miseria tornò ad occuparsi degli uomini delle
macchine.
Essi calcolano nel buio, o grattano con le unghie. Sono distratti da
un'unica cosa, forse. Ma io non ne ho idea.
Una idea principale fagocitante. Un corredo di idee fagocitanti. Una idea di
equilibrio e di longevità passata, una risata.
Il letterato passionale già lo sapeva prima, quando più di lontano guardava
agire le persone. Quando nei corridoi, nelle stazioni e nelle aule
passeggiava irresoluto. Un leggero ritardo nelle consegne che questa società
improvvisata ha sbiadito e l'abdicazione come recrimine motivante. Questo
comando da sviluppare ora lo teneva alla catena dell'operaio di concetto.
Ma come, mi si fa credere nella crisi solo per darmi un ruolo? Peggio,
perchè si voglia vedere le sembianze della crisi?
E' una bestia insormontabile questo momento, oppure la schiumata discorsiva
agita poco anche le acque più fonde.
Forse è questa la mal accorta figura che si prostra agli sguardi spiati. E
il divenire è l'incerto figliastro dell'uguaglianza.


robjovi

-----------------