TESTI UNIVERSITARI: INCUBO DELLO STUDENTE

 

Velate polemiche, impennate d'orgoglio, manie di persecuzione. E poi ancora debolezze inconfessabili, pudicizie insperate, tenere timidezze. Il tutto espresso in italiano astruso, condito di evoluzioni logico-sintattiche perlomeno ardite: il linguaggio dei libri di testo universitari.

Ben lungi dall'essere chiaro e pregnante, si avviluppa a se stesso, si contorce, sofferente, fra teorie divergenti. Si può tranquillamente parlare di "veneficio del dubbio": lo studente, rincoglionito da una ridda di ipotesi, non riesce ad individuare le conclusioni dell'autore, e rimane, esausto, a guardare la pagina con occhio spento. Ne risentono, le relazioni sociali e la vita di coppia: se il lettore è reduce da un testo particolarmente polemico, dimostrerà inusuale antipatia nei confronti della propria fidanzata ("Andiamo al cinema, Carlo?" - "No, cara! l'esimente si fonda su basi astratte in quanto tali...ecc. ecc.")

Se invece la costruzione dei periodi ed un insensato uso di " a ciò che " ed "ovvero" ne hanno minato l'equilibrio psichico, lo studente non saprà distinguere un piatto di spaghetti da un codice civile. Ma questo è niente. Gli effetti più deleteri avranno luogo in fase di "adescamento-pulzelle", così che‚ il miserabile attraverserà… un tragico periodo di "magra" dovuto al suo disordine mentale questa è una delle poche cose che il giovane virgulto non perdonerà… mai all'Autore.

Diverso effetto sortiscono le autocelebrazioni che certi Autori seminano come grano nei propri testi: lo studente incattivito ed abbruttito dai contenuti del medesimo libro, non saprà… apprezzare questi autocompiacimenti in cui indulge il docente, e ad ogni espressione come "Benchè‚ lusingato da.."  "gratificato dalla palese giustezza della mia tesi", il giovane reagirà… con estemporanee invettive, pronunciate a denti stretti.

Non meno irritanti risultano gli "esempi"; solitamente a fin di paragrafo, (con tutto quel che ne consegue a livello di previa comprensione del testo), sono normalmente di due tipi:

a) per oligofrenici

b) calzanti come stivali da pescatore per Cenerentola la notte del ballo.

I primi sottendono un ragionamento crudele: "Vediamo se almeno  capite il concetto. ", i secondi,invece, palesano uno stato confusionale dell'Autore che tosto si trasmette al giovane discepolo. Ovviamente i più offensivi sono gli esempi di categoria "a": vedersi riassumere l'intero Sistema Giuridico Vigente con la metafora "della mela marcia e della mela buona" non consente l'instaurarsi di un rapporto di simpatia tra Autore e lettore.

Ma veniamo alle dediche.

Come ben saprete, i professori amano gratificare le più diverse persone con ricordi affettuosi; al limite del commovente: c'e' chi "tiene famiglia", e dedica l'opera ai figli ancora giovani" perchè‚ la vita li sappia accogliere nel migliore dei modi" (nel solco della tradizione partenopea - i figli so' piezz'e core).

Ancora, vi sono docenti che, consci delle proprie doti messianiche, dedicano "agli adorati discepoli" le pagine del libro (in questi casi si attende la moltiplicazione dei pani e dei pesci).

Gustose anche le dediche alle mogli: "A mia moglie Luisa, senza il cui aiuto non avrei saputo..."; di fronte a queste manifestazioni d'affetto e di condivisione della gloria, io studente rimane colpito e toccato, si sente in colpa, pensa alla mamma e ricorda papà…, e rivede nei tratti del volto del professore una umanità… antica, nascosta, calda. Poi, la sera, lo studente esce e va a cena in una trattoria fuori mano insieme agli amici: qui trova il docente che, lasciata in casa l'impagabile moglie Luisa, beve sangiovese con tale Daniela, prosperosa assistente sui ventisette anni.

 

Bologna

Questo breve articoletto spero abbia fatto sorridere gli studenti e, per contro, meditare i professori; certo non vuole essere niente di offensivo, e sono anzi ben conscio del fatto che molti testi universitari sono luminoso esempio di chiarezza e di sintesi. Ciò non dimeno, voglio in chiusura riportare un dato che mi riguarda: da quando studio molto, mi sono cresciuti i baffi , ho perso la fidanzata ( fuggita con un minatore sardo, dice che studia meno...), sono diventato assai credente (mi e' apparso San Teopompo giusto prima di un esame) ed ho riscoperto il piacere di certe pubblicazioni per lupi solitari.

Ora, scusatemi, ma devo bermi un cognac. E' che devo ricominciare a leggere un testo universitario.

Bruto Grasso