PRESENTAZIONE DI VASCO BENDINI

catalogo della mostra

di Pier Giovanni Castagnoli.

Sono trascorsi dall'ultima comparsa milanese di Bendini alla Galleria Apollinaire. nel febbraio 1961, e son stati anni che hanno visto travolta, sotto l'incalzare di sempre più' radicali ipotesi, la stagione dell'informale che lo aveva avuto tra i suoi più' autentici protagonisti. La tensione verso una definitiva conversione dell'arte in esteticita' totale e il desiderio di riversarla interamente nella vita vissuta, che era stato tema dominante delle moderne avanguardie artistiche, ha trovato, proprio in questi anni sessanta, le soluzioni di maggior probabilità' : azione povera, happening , land art e body art hanno diversamente interpretato, al massimo dell'estroversione, una nuova nozione di spazio e, con quello, di vita che già' si proponevano nelle esperienze estreme dell'informale e, traducendo la necessita' della forma nell'estrema libertà' del comportamento dell'artista, hanno mirato a ridurre sempre più' la scissione tra il soggetto e il suo oggetto.

Si e' cosi' risolutamente spostato l'accento sulla energia e perciò' sul processo che il gesto dell'informale, al suo apice di liberazione vitalistica, solidificava ancora nell'opera e ad essa affidava.

A tale situazione di nuova cultura Bendini non poteva non partecipare, ne' poteva restare estraneo ai temi che vi si dibattevano : lo imponeva quella continua " sete di essere " costantemente calata nel lavoro dei suoi anni informali, di cui parlava Arcangeli, e quel moto persistente a far emergere, entro il coagulo subitaneo della materia, o negli sconfinamenti degli spazi e delle luci ai limiti del vuoto, sempre una presenza e cioè' l'esistente e non il rappresentativo ; esigeva quel lavoro e la solitudine che l'aveva pagato se non altro la chiarificazione del confronto.

Fin dal '62, inoltre, la sua pittura era approdata ad una più' rapida, immediata maniera gestuale, di cui la " Strage di innocenti " proprio di quell'anno segnava un culmine qualitativo: quello sbocco stava ad indicare che non era più' il tempo dell'accumulo silenzioso e della lenta, paziente ricerca della memoria, che occorreva invece essere al presente, esisteva nella scansione improvvisa dell'atto in cui il presente si riconosce e vanifica insieme ; ma sparito quell'attimo, che ne sarà' dell'opera, non sarà' essa lo specchio, l'ombra, il ricordo di quello, non ne sarà' dunque l'inadeguata traduzione, perché' allora naufragare totalmente in essa la propria ansia d'essere nel mondo ?

l'urgenza di quei giorni, che credo fosse quella di lasciare il proprio studio per reimmergersi nella vita, di uscire nella strada, com'ebbe a dire De Kooning di un'esigenza analoga degli artisti della sua generazione, spinse il cammino d'artista di Bendini ad esplorare possibilità' alternative di partecipare, coll'atto poetico, la vita e lo guido' a ricercare una sempre più' essenziale concentrazione di se' in oggetti, in azioni, in processi. Fu un profondo e sincero bisogno conoscitivo a scattare, non un pedaggio da pagare alla dea dell'avanguardia, la necessita', invece, di una ricognizione attenta sui significati del proprio vivere ed agire. Sgombrato cosi' il campo dell'atto estetico da ogni suggestione letteraria, privato della ricchezza degli infiniti rimandi emozionali, reso " povero " , quello spazio si offriva a inesplorate possibilità' di una nuova percezione di se'.

Sono stati anni lunghi e non facili, credo, fatti di entusiasmi e di realizzazioni ma anche di angoscia e di crisi. E che sian stati anche anni difficili, lo provano, se non erro, proprio le opere di questa mostra : in esse, appunto, il recente passato e' approdato e senza intendere quello non credo si possano capire queste nel loro pieno significato ; ad un superficiale esame, potrebbero anche sembrare opere già' viste e datate. Non e' cosi', ciò' che può' apparirvi datato altro non e' che il sigillo del tempo, che trascorre e consuma gli oggetti e la nostra umana presenza, che in queste opere e' impresso, quanto e'. appunto, il loro, per la sofferta' intensità' raggiunta, bruciante significato : quel che e' datato e' ciò' che il tempo ha eroso e consumato nell'esistenza e nell'attività' di un'artista .

Sono desolate veroniche, sudari senza pianto, giacigli senza riposo ; il caldo flusso della vita vi si e' arrestato e solidificato nelle immagini dell'assenza sono le forme di una esistenziale, storica e corporale conclusione di un processo : quello del lavoro di Bendini di questi dieci anni. Dopo l'immersione nella vita, dopo l'esperienza della mobilita' dell'esistente, il suo occhio e' approdato a contemplare la fissità' della morte : e come questa si suggella nel compiuto, nel perfetto, in ciò' che e' trascorso di opere e giorni, cosi' l'artista ora ne affida il tramando all'opera che appunto e' data, conclusa, separata : ed ecco quello specchio, quell'ombra tornare ad essere tutto lo spazio in cui ci si riconosce, il testimone a cui consegnare tutto ciò' che siamo, pensiamo, soffriamo.

Un lenzuolo gettato attraverso la tela rabbrividisce, non altro, perché' il resto e' sospensione e silenzio : cosi' un'artista osserva la nostra umanissima compagna morte, quella che cresce con noi e la notte imprime sul nostro cuscino l'ombra dalla quale ogni volta sfuggiamo ; io non ricordo tanta feroce consunzione in un sudario, da quello dipinto da Holbein, raggelante a filo d'occhio, sotto al suo Cristo morto di Basilea. Ma quei luoghi della morte sono anche - e come potevano non esserlo ? - i luoghi dell'amore e della congiunzione, dove e' più' ardete il momento di ricerca della nostra unita' perduta, dove si consuma l'atto a cui anela il desiderio sempre vinto di riconciliare la nostra realtà' interiore con la realtà' della natura.

Lasciare lo studio e l'opera, immergersi nella vita aveva significato anche perdersi uscire da se', annullarsi nell'altro ; dipingere i luoghi dell'unione dei corpi significa ancora questa cosa ; testimoniare la quiete simile alla morte che succede alla caduta dell'eros significa osservare il venir meno dell'energia e quand'anche l'energia sia scomparsa, subentra la morte e con essa la corruzione : ecco allora questi letti macerarsi nella putrefazione o incenerire o solidificare nella calcina del tempo. Sono allora, questi per Bendini, dei luoghi simbolici ? Anche, ma innanzi tutto essi sono tangibili e fisici, perché' in essi, e qui' e' la loro modernita'', il simbolo si connette inestricabilmente all'oggetto e alla sua forma, esso non v'e' aggiunto ma e' la cosa e che profonda oggettivazione vi e' radicata e che scandaglio efficace nell'esplorare la vita quello che vi immette una cosi' nutrita complessità' polisensa ! Ci sembra di più' d'una privata, personale ricerca : di fronte ai sintomi di una neoclassica e asettica restaurazione incombente, il segno ancora di una individuale, autodeterminata ribellione ai sistemi.

Tuttavia quello stadio del disfacimento non si esaurisce in se stesso ma credo assuma, nel lavoro dell'artista , anche un profondo significato catartico ; il diario giunto all'ultima sua pagina potrà' essere rinchiuso, l'unita' raggiunta e perduta nella liberazione dell'eros e' conservata in quella materia che si consuma, basterà' ancora contemplare la morte e, in quella, attendere di vederla nuovamente rigenerare. Ma l'attesa di una rigenerazione altro non e' che latente ansia di essere, l'antica e mai spenta connotazione che riaffiora e che già' intride profondamente le immagini più' segrete e velate di questa mostra.