IL MIO
POSSIBILE Dai primi Anni Cinquanta frequentavano la mia casa Andrea Emiliani, Eugenio Riccòmini e Roberto Tassi, allora critici esordienti, che scrissero tempestivamente ed ampiamente sul mio lavoro. Rapporto che sembrava maturarsi in una vera e profonda amicizia ; ma il mio operare irrequieto e ribelle, già ai primi Anni Sessanta, li allontanò con tacito puntiglio da me e dalle mie esperienze. Alla fine del' 61 già stavano nascendo in me altre esigenze, e questo nuovo " senso .operante " mi portò ad eseguire grandi tele che esposi nel'66 all' Attico di Roma .con la presentazione di Giulio Carlo Argan. Testo chiave, per lucidità e concretezza di lettura. Mi è difficile dimenticare ancora oggi 1'esitazione di Arcangeli di fronte a queste opere, diffidenza che lo portò ,soltanto un anno dopo, : e precisamente nell' agosto del '67, nel mio studio, al primo piano del Palazzo .Bentivoglio, dove si imbatté nelle mie opere povere . Fu proprio in questo clima di duri contrasti e solitudine che maturò un intenso rapporto con alcuni giovani artisti, poeti e critici, operanti nella città : i due fratelli Pierpaolo e Lamberto Calzolari, Maurizio Mazzoli, Antonio Napoletano, Nino Ovan, Bruno Pasqualini, Giovanni Scardovi, a cui si unirono altri giovanissimi. Da questo sodalizio, nel maggio '67 nacque lo Studio Bentivoglio, con entrata in via Delle Moline l/b. In questo spazio, in nottate passate insieme a discutere e a lavorare, sorsero e si svilupparono tanti progetti quanti non si sarebbero potuti neppure immaginare in condizioni ottimali di tempo, luogo e mezzi. Una diffidenza ostile ci isolava all' interno della nostra città, ma ci univa all' esterno la partecipazione entusiasta di artisti che venivano a conoscerci dalle principali città italiane e straniere: artisti che esposero i loro primi lavori "poveri" proprio allo Studio Bentivoglio; dove apparvero le prime opere di comportamento ed i primi films di avanguardia. E fu proprio in questo grande spazio che Arcangeli, sia pure dopo giorni di contatti febbrili con me, si offerse di presentare i miei primi oggetti poveri, nati da una meditata e sofferta convivenza che "si rifondeva in concreti atti di coscienza" . La mostra fu seguita e subita con clamore inaspettato. Una reazione più violentaI quasi isterica venne da parte di pittori e critici "autorevoli" della città e di fuori. Ostilità tenace, seppure soprattutto emotiva, che finì per travolgere e reprimere lo stesso Arcangeli. Ma ormai, e siamo alla fine degli Anni Sessanta, i tempi stringevano e la città non reggente esplose partecipando con interventi individuali all'indimenticabile azione di dissenso promossa dal Consiglio Direttivo della Federazione Nazionale Artisti di Bologna ,realizzando la prima mostra della contestazione culturale . Io, come cittadino, nel gennaio 1969, in una sala del Museo Civico di Bologna, con l'azione lo. E io ora manifestai la mia definitiva estraniazione dalle sinistre vicende europee. Vasco Bendini |