Vasco Bendini lettera a Politi
Milano, 2 Febbraio 1988 Caro Vasco Bendini, dal prossimo numero FLASH ART inizierà la pubblicazione di un'ampia inchiesta sugli artisti italiani e sul loro ruolo. Ti sarei molto grato se vorrai partecipare e rispondere anche tu alla domanda che segue, pregandoti di rimanere nel limite di spazio di una cartella di 25-30 righe. Ti sarò grato se con la risposta accluderai una tua foto personale. Nel ringraziarti per la collaborazione, ti saluto cordialmente e ti auguro buon lavoro. Tuo GIANCARLO POLITI -La domanda a cui ti prego di rispondere è: PERCHE' FAI L'ARTISTA E COSA SIGNIFICA PER TE OGGI ESSERE ARTISTA? COSA E' PER TE LA QUALITA'? IMPORTANTE: La risposta non deve superare una cartella dattiloscritta di 25/30 righe a spazio 2.
Caro Politi, tu mi chiedi:"Perché fai il pittore?". Ti rispondo che non mi domando più il perché delle cose. Faccio il pittore. E' un atto involontario. Mi metto al lavoro. Sono solo, smarrito, bisognoso di 'essere'. E' una metamorfosi e un processo. E' una necessità di vagabondare, di reinventarmi come uomo, di rigenerare il mio universo. La mano prende il sopravvento e porta sulla tela i miei stadi orfici, coordinandoli in "segni" materici. E' un felice accidente che mi conduce ad una insperata destinazione. Un felice miscuglio di cosciente insensatezza. Uno stato di disordine infinito, libero per possibilità indefinite. E, ogni giorno, predispongo le condizioni in cui l'evento possa aver luogo. Mi chiedi, poi, cosa significa per me "essere artista". E' aver coscienza del proprio sentire originario e dei valori espressivi adeguati. Come uomo avverto l'irrimediabile solitudine, la precarietà dell'uomo di fronte all'universo e fra gli uomini. Reagisco alla norma, al monotono,all'imperativo, auspicando il "dominio delle eccezioni sulla regola" dell'improbabile sul probabile, dell'instabile sullo stabile. Mi chiedi, infine, che cosa è per me la qualità. Sono convinto che la qualità è il fondamento dell'arte. Nel periodo in cui viviamo, l'aumento della popolazione e del livello culturale ha, invece, posto il problema del passaggio dalla cultura "elitaria" alla 'civilizzazione di massa'. Si parla perciò solo di "diffusione" della cultura, eludendo il problema della qualità. Si promuovono manifestazioni biennali, triennali, quadriennali, fieristiche e si usano mezzi televisivi, musei e gallerie d'arte moderna ecc. secondo esigenze e finalità di un qualunque magazzino commerciale. Quando, cioé, la qualità è succube del capitale è ridotta al minimo denominatore comune dei gusti di massa, puntualmente verificati attraverso il delfico indice di ascolto. L'unico scopo è quello di raggiungere, mediante manifestazioni nazional-popolari, il più vasto corpo sociale. Non sono pertanto gli Enti pubblici a promuovere l'arte che, ripeto, è connaturata alla qualità. Se l'arte sopravviverà, sopravviverà in spazi ristretti per rari privati. Vasco Bendini Roma, 15 febbraio 1988 |