BENDINI
CALVESI Monografia - Edizione Lo Spazio - Napoli. 7 Maggio 1978 Caro Vasco, ti consegno, selezionati, i miei scritti su di te, senza aggiungere nuove considerazioni perche' l'insieme mi sembra organico ed esauriente, almeno del mio punto di vista. Come vedrai, ho lasciato anche lo scritto del '59 , benche' sia forse il piu' datato, e quello del '63 , che e' il piu' lungo ed impegnato, benche' lungo fin troppo lungo e " pensoso " : ma a me caro, perche' connesso a certe letture junghiane che furono determinanti per le mie indagini, nella chiusura della critica formalistica di allora, non solo italiana, a quei temi antropologici e psicoanalitici che poi hanno avuto diffusione. Ho eliminato invece, come superflui, alcuni scrittori minori o ripetitivi, ma anche cosi' credo che queste pagine attestino, da un lato la mia ormai ventennale fedelta' alla tua pittura ( il nostro incontro e il mio interessamento sono del resto precedenti di qualche anno al primo scritto ), dall'altro l'insistenza di alcuni temi d'interpretazione che non so se siano calzanti, ma certo non potranno sembrare volubilmente improvvisati. La loro continuita' e' un riflesso della continuita' e profonda coerenza delle tue ricerche, pur nelle loro diverse articolazioni formali ed extra - formali. Quel che queste pagine non possono documentare, e che e' solo nel ricordo di chi ha vissuto negli anni Cinquanta la battaglia per l'arte contemporanea in Italia, e' il clima di ostilita' contro cui questi sforzi cozzavano all'esterno, ma anche la passione accanita e la tensione morale con cui queste esperienze venivano seguite e vissute " all'interno " , all'interno cioe' di quella cerchia di persone che delle cose dell'arte e dell'avanguardia si occupavano allora. A te pero', anche all'interno di questo spazio ristretto, veniva spesso riservata una diffidenza tutta particolare, un'incomprensione tutta speciale : proprio dalla quale, anche, nasceva il mio accanimento di occuparmi del tuo lavoro, nella certezza della sua alta qualita'. Che ora mi sembra finalmente riconosciuta a pieno, o sul punto di esserlo. E' una crescita infatti ( dell'interesse intorno a te, intendo ) , che non potra' non continuare, tanto piu' nell'attuale situazione di crisi e di stallo, e di rinnovato interesse non gia', come alcuni equivocano, per la pittura come "ritorno", ma per quel modo di prendere la pittura dentro un rapporto aperto con il mondo, che il tuo lavoro testimonia in modo esemplare. Dei tuoi ultimi quadri, che ho visto a studio, penso si possa dire che sono di nuovo uno dei momenti piu' intensi e puri della pittura, direi uno di quei modi quali sono stati prima il '56 - '57, poi il '65 - '66. Solo che allora giocava una prospettiva d'ignoto e d'imprevedibilita' che oggi, malgrado tutto, malgrado l'ignoto di segno politico verso cui il nostro paese e' sospinto da mani cruente e vendute, in qualche modo non fa piu' da sfondo. Qualsiasi futuro e' tranquillo e depositato per chi assapori il senso di aver lavorato nel giusto e per il giusto. E cosi' mi pare che le tue nuove pagine si riassumano con una chiarezza assoluta e felice un sentimento di sempre e che sara' di sempre, una fermezza pacata nei confronti di un domani che non aspettiamo piu' con immaginazione che si riveli : ma da cui aspettiamo di essere in qualche modo rivelati, voglio dire finalmente ravvisati, riconosciuti per quel che siamo, per quel che abbiamo amato e ameremo. Perche' il mondo non cambia, anche se fortunatamente, o qualche volta sfortunatamente, cambia. Con affetto Maurizio. |