Cè poco da sperare Carlo Bertani bertani137@libero.it Cinque anni di governo di centro destra consegneranno unItalia pressoché distrutta a chi dovrà governarla dal 2006; su questo cè poco da dire: è sotto gli occhi di tutti. Lultima ciliegina è stata la riduzione delle tasse ai ricchi, fortemente voluta da Berlusconi in persona: il Presidente del Consiglio si è messo in tasca nel 2005 più di 750.000 euro (un miliardo e mezzo di vecchie lire) grazie allo "sconto" sulle tasse da lui stesso approvato. Per Totti è andata un po peggio, "solo" 650.000 euro risparmiati: 500.000 Bonolis, 400.000 Luca di Montezemolo e così via; lor signori hanno ricevuto veramente una corposa strenna. Il problema - al di là dellevidente immoralità - è economico: dove sono andati a finire quei soldi? Hanno acquistato una nuova Ferrari? Lhanno già. Una pelliccia per la moglie-fidanzata-amante? Larmadio è stracolmo. Quei soldi sono finiti in investimenti, insieme alla marea di denaro che hanno risparmiato i meno noti signori Rossi e Bianchi, 50.000 euro luno, 43.000 laltro al termine delladdizione una bella sommetta. Oggi scopriamo che cè un "buco" nel bilancio dello Stato, ed abbiamo "sforato" i parametri europei per circa l1% del PIL: ciò significa che lor signori si sono messi in tasca qualcosa come 10 miliardi di euro. Ma torniamo alle sommette risparmiate: dove sono finiti i soldi? Molto probabilmente sono stati investiti - grazie ai sapienti broker internazionali della finanza - dove rendono di più, ovvero in Cina ed in India. Quei denari - sottratti alla tassazione - oggi incrementano la produzione tessile, elettronica e meccanica orientale che fa scomparire le nostre aziende. Perché? Poiché un operaio cinese guadagna lequivalente di 80 euro il mese, non ha praticamente alcun diritto sindacale, quando torna a casa (se ce lha ) scopre che il fiume che scorre accanto è diventato un laboratorio chimico, grazie allinquinamento selvaggio tollerato da Pechino. La "globalizzazione" - spacciata come una forma democratica dinternazionalizzazione delleconomia - è in realtà la gara al ribasso per sfruttare meglio i lavoratori, grazie a governi di destra come quello che ha governato lIndia per molti anni od ai "comunisti" cinesi. Intanto, in Italia, la grande industria perde ogni anno l1% degli addetti: sono circa 25.000 persone che - ogni anno che passa - non hanno più un lavoro. Niente paura - recita il Berlusca - grazie alla legge Biagi troveranno unoccupazione, almeno per qualche mese Ciò che non raccontano, è che laumento delloccupazione è stato ottenuto "tagliando" in tre parti un vero posto di lavoro: dove prima cera un occupato oggi ce ne sono tre, che però lavorano per quattro mesi lanno. Ovviamente, nelle statistiche sono considerati "occupati" e loccupazione sale: il solito trucco alla Tremonti, la solita baggianata dei "pelati" di Forza Italia. Fin qui niente di nuovo: con la primavera del 2006 - ormai tutti sostengono - ci scrolleremo di dosso il Berlusca e la sua pletora dincompetenti e giungerà il buon Romano a salvare la Patria. E qui iniziano i guai. Nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontare che le elezioni del 2001 non furono vinte dalla destra, ma perdute dalla sinistra, giacché moltissimi elettori di sinistra non andarono alle urne. Perché non andarono a votare Rutelli? Per chi è di memoria "corta", ricordiamo che il governo DAlema partecipò alla guerra contro la Jugoslavia, una guerra daggressione esattamente uguale a quella che oggi si combatte in Iraq, senza uno straccio di legittimazione internazionale - ovvero una risoluzione ONU (soppose la Russia) - e la cosa non passò nel "dimenticatoio" degli elettori della sinistra. Anche perché, a sinistra non si considera valido nemmeno uno straccio di risoluzione ONU per mandare a morte 1.200 civili jugoslavi. Il 1° maggio 1999 - a Milano - il corteo sfilò con in testa la bandiera jugoslava: erano segnali che i signori del PDS avrebbero dovuto capire. Un solo, oscuro funzionario del PDS di Torino si lanciò in unanalisi del voto europeo del 1999 (perso dalle sinistre), affermando che «La fine della guerra nei Balcani non era stata capita.» Quando un politico afferma di fronte alle telecamere che gli elettori "non hanno capito" inizia a scavarsi la fossa da solo, è una regola che - in politica - tutti conoscono. Oggi, dopo aver censurato in mille modi lavventura irachena di Bush, non si riesce nemmeno a trovare lunità necessaria per ritirare le truppe, come ha fatto Zapatero. Le ritireremo, ma con calma e "in accordo con lONU", vale a dire alle calende greche, ovvero fin quando serviranno a Bush. Chi si recherà a votare senza aver avuto precedentemente precisi impegni per quanto riguarda il ritiro delle truppe, sappia che sarà responsabile di quanto capiterà in Iraq, come lo fu chi votò Prodi e si ritrovò DAlema alla testa dei bombardieri italiani AMX in Jugoslavia. E sul fronte economico? La situazione è disperante: lindustria italiana perde colpi, la finanza statale è allo sfascio, linflazione (quella vera) attanaglia i consumatori. Risposte? Nulla. "Stenderemo il programma": quando? Il giorno prima che inizi la campagna elettorale? Il timore che incomincia a farsi avanti è che il centro sinistra pensi di vincere comunque le elezioni, anche senza proposte politiche serie, e per come sta lavorando Berlusconi è quasi certo che ciò avverrà. Domandiamoci: siamo tranquilli e sereni nellaffidare una maggioranza "bulgara" nel futuro parlamento ai vari Rutelli, Fassino, Mastella e Bertinotti? Così, senza che ci dicano cosa faranno? Ci sono una serie di leggi varate dal centro destra: che ne sarà di esse? La riforma Moratti, quella Costituzionale, la Giustizia, la legge Biagi ed altre ancora rimarranno così, saranno "emendate" o saranno abrogate drasticamente per far posto a nuove regole? Perché, se verranno solo "emendate", non vale nemmeno la pena di sforzarsi per raggiungere il seggio: tanto, limpianto generale rimarrà quello steso da Berlusconi. Il prelievo fiscale subirà un drastico cambiamento? Si ripristinerà il principio della progressività nel prelievo, ovvero "chi più ha più paga"? Le rendite finanziarie saranno colpite? E quali? Non vorremmo che i primi ad essere colpiti fossero i risparmi dei lavoratori e dei pensionati - poche migliaia di euro sudati in una vita di lavoro - e ne uscissero indenni i grandi capitali azionari, le immense proprietà fondiarie, i profitti delle imprese. Sì, anche i profitti, perché lor signori hanno dimostrato che quando si tratta di aumentare i salari ai lavoratori sorgono mille problemi mentre, per salire in serie A (caso Genoa), limprenditore Preziosi non ha avuto difficoltà ad infilare 250.000 euro in una valigetta. Un regaluccio così, tanto per vincere una partita. Sono ormai lontani gli anni nei quali lavvocato Agnelli non firmava il contratto dei metalmeccanici e, nel frattempo, acquistava Vialli alla Juve per decine di miliardi di lire (dellepoca): perdono il pelo, ma il vizio è sempre lo stesso. Dobbiamo stare a guardare sotto il ricatto che potrebbe vincere unaltra volta il Cavaliere? Il Cavaliere da Arcore è cotto e stracotto, e la più grande sciagura che potrebbe capitargli sarebbe quella di vincere le elezioni (perché dopo non saprebbe come riparare ai guai che ha combinato): lo sa benissimo, al punto che ha venduto (messo "al sicuro") una buona parte delle azioni Mediaset. Se la prima parte del copione è già scritta, rimane da scrivere la seconda, ovvero: che cosa succederà a maggio del 2006? Non vorremmo sentirci raccontare che è purtroppo giunta lora di fare grandi "sacrifici" a causa dellincompetenza di Berlusconi e del suo governo, perché in questi anni i sacrifici li abbiamo fatti noi, soprattutto il popolo dei salariati. Quanto hanno lucrato i commercianti sulla transizione alleuro? Perché - ancora oggi - nei supermercati francesi viene riportato il prezzo in euro ed in franchi, mentre da noi si decise che il doppio prezzo doveva "sparire" al più presto? Fu facile, con quel semplice provvedimento, ingannare gli italiani con la semplice equazione "un euro = mille lire": oggi Billé e la Confesercenti piangono lacrime di coccodrillo, ma quanto lucrarono grazie alla complicità di Berlusconi? Dovremo trovare risorse per "sorreggere" anche i commercianti che hanno sostituito semplicemente le targhette dei prezzi? Scarpe: 50.000, 50 euro. Jeans: 30.000, 30 euro. Non è forse andata così? Dobbiamo sentirci raccontare che - siccome non abbiamo centrali nucleari - è inevitabile tornare a bruciare montagne di carbone per produrre elettricità? Mandiamo i signori del centro sinistra a fare un giretto in Germania, in Danimarca, in Spagna, in Grecia ormai nella maggior parte dei paesi europei, per osservare cosa stanno facendo riguardo allenergia. Chi ha gettato lo sguardo sulle coste del Mare del Nord non può non essersi accorto delle selve di aerogeneratori che girano, silenziosi, e producono più di 1.000 KW luno. Perché non ci raccontano che i tedeschi stanno portando avanti un piano che li condurrà - nellarco di un paio di decenni - a produrre con fonti alternative lintero fabbisogno nazionale? Perché lidrogeno da noi è una favola, una chimera, mentre BMW, Mercedes ed Honda hanno già nei loro listini modelli ad idrogeno funzionanti? In Italia, Carlo Ripa di Meana (ex verde, ex socialista, ex ) ce lha fatta a rientrare - dalla finestra - in politica, con la presidenza di "Italia Nostra". Il primo comunicato? «Eliminare gli aerogeneratori: deturpano il paesaggio.» I casi sono due: o Italia Nostra è finanziata dalle lobby petrolifere, oppure amano gli effluvi delle centrali termoelettriche; scegliete voi. In definitiva, quello che ad oggi appare è una minestra riscaldata che viene sapientemente nascosta grazie a proclami, liti, riappacificazioni, scandali veri o presunti, accordi "bi-partisan" e subitanei scontri: da un lato (la destra) unaccozzaglia dincompetenti che ormai stanno sigillando le valige, dallaltro una pletora di famelici apparatcik (così erano chiamati - spregiativamente - i funzionari dapparato nellURSS) che sapprestano a manovrare le leve del potere senza perdere troppo tempo a raccontare ciò che faranno. In tutta la vicenda aleggia un atteggiamento di spregio per le più elementari regole democratiche: le famose "primarie" sono spacciate come un esercizio di democrazia, mentre sono soltanto regolamenti di conti fra i vari patron della politica italiana. Gli elettori? Sono lequivalente del "parco buoi" in economia: una riserva di risorse da gettare al vento quando si praticano raffinati imbrogli economici - Parmalat, Cirio ed i bond argentini insegnano - e si falsificano i bilanci con uno scanner. Allo stesso modo - ieri con il "Contratto con gli Italiani", domani con qualche trovata elettoral-pubblicitaria - si cercherà di carpire il consenso senza pagare dazio, ovvero senza raccontare prima e nei dettagli cosa sintende fare per rimediare alle sciagure del Cavaliere. Qualche esempio, tanto per non essere accusati dessere solo "distruttivi" e di non avanzare proposte?
Scommettiamo un centesimo che per nessuno di questi provvedimenti - così come sono stati esposti - ci sarà un impegno preciso e verificabile? Sono abbastanza pessimista per non illudermi troppo: le cose andranno molto probabilmente nel solito modo: tante roboanti promesse e nessun risultato pratico. Ci troveremo così ad affrontare le stesse tematiche di ieri, ovvero quelle di una classe politica che non sa parlare altri linguaggi che quelli che usa guardandosi allo specchio, ovvero rimirando solo sé stessa. Mia madre - antifascista e partigiana - mi raccontò che, durante la guerra, i gerarchi fascisti radunavano gli operai nelle fabbriche e ricordavano: «La nazione è in guerra: dobbiamo lavorare». Poi giunsero i partigiani liberatori: «Compagni, ora le fabbriche sono nostre: dobbiamo lavorare». Arrivò la stabilizzazione democratica, ed i sindacalisti continuarono: «Oggi partecipiamo alla costruzione della nuova Italia democratica: dobbiamo lavorare». Ogni commento è superfluo. |