INTERVISTA A GIORGIO SANTINI

- SEGRETARIO CONFEDERALE E RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO POLITICHE SETTORIALI E CONTRATTUALI INDUSTRIA ARTIGIANATO COMMERCIO - CONSULTA GIURIDICA E COORDINAMENTO ENTI DI RICERCA E STUDI CISL.

di massimo d'andrea.

Sciopero del 21 Ottobre 2005 – contro il TFR – sciopero il 25 Novembre 2005 – cosa c’e’ che non va nella finanziaria ?

Il 25 Novembre ci sara’ uno sciopero di 4 ore condizionato alle richieste che il sindacato a presentato a questo governo, in materia di legge finanziaria. Noi abbiamo posto due, tre questioni importanti. La finanziaria e’ distante dai problemi reali dei lavoratori, dei pensionati e in generale dal paese. Insomma c’e’ una vera e propria emergenza da affrontare, per quanto riguarda il problema della poverta’ e i redditi bassi. C’e’ un’emergenza occupazionale, interi settori in crisi con necessita’ di aumentare la dotazione di ammortizzatori sociali per far fronte a questi drammi. C’e’, anche, purtroppo, un problema industriale e di sviluppo che bisogna sostenere. Queste problematiche hanno bisogno di risorse, destinazioni, fondi, hanno bisogno anche di scelte. Ad esempio deve essere costruito quel fondo economico per le persone non autosufficienti, parliamo di tre milioni di persone. Con i tagli della finanziaria, ai comuni e alle regioni, anche i servizi sociali subiranno una brusca frenata.

Di tutto cio’ in questa finanziaria non c’e’ nulla ?

Di tutto questo, nella finanziaria presentata c’e’ molto poco. C’e’ una parte in sospeso, che riguarda come destinare un miliardo e cento milioni di euro alle politiche sociali, ma in questo miliardo e cento milioni, per il suo utilizzo, ci e’ stato messo di tutto, dai libri di testo, alle pensioni al minimo, ai monoredditi , al secondo figlio, insomma numerose problematiche che francamente con questi fondi a disposizione non si potranno risolvere. Noi diciamo che quel milione e cento e’ molto poco, come minimo, ripeto, come minimo, deve essere raddoppiato e destinato, soprattutto alle questioni effettive di disagio sociale e quindi a quelle misure che inizialmente abbiamo elencato.

Ma la crisi industriali, anche rispetto alla produzione cinese di importazione, come si puo’ rilanciare, quali i punti cardini d’affrontare ?

Per quanto riguarda il reperimento delle risorse, noi pensiamo che un capitolo che la finanziaria trascura completamente, e’ quello di riallineare il nostro paese alla tassazione sulle rendite finanziarie e immobiliari, quindi sulle plus valenze, non certo sul piccolo risparmiatore, parliamo di valenze di un certo tipo economico, riallinearsi quindi alle medie europee.

L’Italia e’ il paese che in Europa ha tassazioni su questi tipi di rendite, in assoluto piu’ basse. E questo potrebbe dare, visto anche la mole dell’intermediazione finanziaria e immobiliare, delle notevoli risorse in interventi anche graduali.

Sulla vicenda dello sviluppo, dobbiamo accompagnare la nostra industria, soprattutto nei settori in generale dei servizi, che sono sollecitati da questa competizione innescata dalla presenza di prodotti cinesi sul nostro mercato, ma anche indiani, cioe’ dai nuovi, diciamo cosi’, paesi che stanno irrompendo sulla scena competitiva mondiale, dobbiamo aiutare, come si dice tecnicamente il riposizionamento della nostra struttura produttiva dei servizi.

Bisogna riposizionarsi in una fascia piu’ alta di qualita’ produttiva, di innovazione, facendo uno sforzo nel dedicare le risorse possibili, quindi degli incentivi, o ad esempio la riduzione dell’uno per cento che invece e’ stata fatta in termini generalizzati, finalizzando tutto cio’ al cambiamento della struttura delle nostre aziende. Perche’ se le nostre aziende cambiano, potranno avere un futuro, se invece si riducono a fare competizione sul prezzo con la Cina e con l’India, lei capisce gia’ come andiamo a finire, cioe’ con le nostre aziende inevitabilmente fuori mercato.

Riversando tutti i mali sul salario dell’operaio ?

Certamente, costringendoci a fare quello che noi facciamo oramai da tre o quattro anni, contrattare ogni giorno la cassa integrazione, ed altri strumenti che attutiscono questo grave problema sociale per il quale la gente perde il lavoro. Purtroppo non ci sono molte altre alternative.

La crisi del mercato e’ cominciata nel 1995 – 1996 – non con i prodotti cinesi o indiani, ma con il fatto che molti industriali esportavano le loro industrie all’estero per pagare meno la mano d’opera, cioe’ l’operaio, per poi rivendere i prodotti in Italia o in Europa. E’ naturale che se produci all’estero per poi rivendere qui’, prima o poi il prodotto non lo compra piu’ nessuno perche’ termina il lavoro e quindi non c’e’ retribuzione salariale e di conseguenza non si possono fare acquisti. Come risolvere questa problematica ?

Questo e’ un tema delicato, quello delle cosi’ dette delocalizzazioni, in cui c’e’ una parte che ha queste caratteristiche, cioe’ la ricerca di condizioni e normative salariali piu’ basse per avere piu’ profitti e ricavarne utili maggiori. C’e’ anche dall’altro lato un’esigenza corretta e altrettanto necessaria di presidiare i nuovi mercati. Quindi da questo punto di vista noi dobbiamo, per quanto riguarda appunto l’aspetto internazionale della nostra economia e delle nostre aziende favorire questa opportunita’, mantenendo in Italia le funzioni tecniche industriali piu’ importanti e contrastare fortemente i fenomeni di fuga che stanno avvenendo. Cio’ rientra nel tema dello sviluppo di cui parlavamo prima che deve prendere una strada piu’ qualitativa e innovativa.

Guardi che la Cina non e’ scarsa tecnologicamente.

Assolutamente no. Su una fascia cosi’ detta Made in Italy, la produzione cinese e’ gia’ molto piu’ avanti di noi. Per questo bisogna salvaguardare ottimamente i settori in cui noi siamo piu’ forti e meglio preparati per cercare di assorbire anche quelli che non riescono piu’ a coprire i settori tecnologicamente deboli.

La CISL cosa ne pensa delle avvenute primarie e al centro sinistra, se caso mai dovesse ritornare al governo, cosa chiedera’ di cambiare immediatamente ?

Purtroppo noi siamo legati ai problemi quotidiani degli operai e del paese. Vediamo bene, comunque, qualsiasi forma di allargamento per quanto riguarda la partecipazione politica e quindi la possibilita’ degli elettori di esprimere un’opinione. Anche se poi il sindacato vive, la CISL in particolare, un condizione di forte autonomia dai partiti politici.

Ad un eventuale governo di centro sinistra, noi riproporremo le questioni che abbiamo tentato di proporre anche a questo governo. All’inizio della legislatura, se lei ricordera’, la CISL, cerco’ di far cambiare l’agenda economica sociale attraverso il Patto per L’italia che poi e’ stato completamente disatteso.

I problemi sono sempre quelli, da un lato il risanamento dei nostri conti, che e’ un problema imprescindibile perche’ siamo in Europa e dall’altro destinare le risorse possibili, che emergono da questo risanamento, a politiche di sviluppo da un lato, perche’ se non c’e’ sviluppo non c’e’ lavoro e quindi non c’e’ occupazione e dall’altro di coesione sociale, cioe’ di possibilita’ che a partire dalle emergenze sociali di cui parlavamo prima si comincino a dare risposte a redditi piu’ bassi, a questo disastro dovuto anche all’aumento dei prezzi e tutelare il lavoro e il reddito delle persone, sia che siano operai sia che siano pensionati.

Quale il problema reale che ha fatto aumentare i prezzi ?

Il problema e’ dovuto innanzitutto ad uno scarso controllo all’inizio del cambiamento dalla lira all’euro, dove si e’ determinata una prima impennata economica tutta a vantaggio della speculazione commerciale.

L’altro problema e’ legato ad alcuni focolai di inflazione ben determinati, penso ad esempio ai servizi assicurativi al sistema dei farmaci, ai servi professionali, quindi alle tariffe dei notai avvocati eccetera , insomma settori in cui nessuno vuole metterci mano, soprattutto questo governo e che invece non sarebbe difficile, perche’ sono mondi associati, con i quali si puo’ tentare di fare un accordo.

Un’altro punto e’ l’aumento economico dei prodotti petroliferi, ma anche su questo si puo’ intervenire, perche’ come tutti sanno, la parte fiscali dei prezzi legati al petrolio e’ altissima e quindi basterebbe che il governo rinunciasse al differenziale che riceve in piu’ sull’aumento dei prezzi e intendo dire la parte fiscale. Neutralizzandola ci sarebbe un diminuzione dei prezzi legati al petrolio, quindi benzina e anche gasolio, che sono, come lei sa, un moltiplicatore di altri prezzi.

Ma se l’Europa spinge per un libero mercato e il libero mercato prevede quindi anche l’innalzamento dei prezzi, come si puo’ contrastare ?

Ma nel caso dei servizi professionali non e’ cosi’, perche’ siamo in presenza del contrario, cioe’ non c’e’ libero mercato ma ci sono gli ordini professionali che stabiliscono rigidamente il funzionamento di questi servizi determinando logiche di fatto legate al costo degli stessi, che come ripeto e’ molto molto alto.

Lei parlava di petrolio, le industrie non si possono rinnovare anche da questa fonte energetica ?

Sicuramente un’altra cosa che manca in Italia e’ proprio la capacita’ di immaginare un piano energetico nazionale che sia piu’ attento. L’energia oramai e’ una variabile fondamentale. Allora ci vuole la diversificazione di fonti energetiche e di produzione di energia. Noi affermiamo che a condizioni di sicurezza ambientali andrebbe utilizzato anche il carbone. Fonti rinnovabili, qui’ si che c’e’ tutto un discorso che ci auguriamo di poter fare con il nuovo governo.

L’Eni sta riconvertendo tutte le sue centrali a carbone, perche’ ha fatto dei contratti vantaggiosissimi con i paesi dell’Est, cioe’ con la Russia, ma ci risulta che le centrali a carbone sono molto inquinanti.

Con le nuove tecniche di ambientalizzazione che ci sono in atto si puo’ avere anche sul carbone una situazione positiva per quanto riguarda le emissioni. Naturalmente bisogna vincolare il tutto all’utilizzo della tecnica ambientale piu’ sicura.

La vedova del Vice Presidente della Margherita Francesco Fortugno, ucciso recentemente in Calabria nel giorno delle primarie, ha detto che non ha ricevuto nessun segnale di solidarieta’ da parte del Ministro del Consiglio, al contrario di quanto ha fatto Ciampi. Tutto questo le sembra corretto ?

Se questa e’ la realta’, concordo completamente con quando ha dichiarato la signora in questo momento difficilissimo. Quello che ha detto ieri il Capo dello Stato, dovrebbe essere l’esempio da seguire e imitare da qualsiasi istituzione. Se il Presidente del Consiglio e’ mancato in questo momento di solidarieta’, cio' e’ gravissimo.

Le ho fatto questa domanda perche’ sembra evidente che sia stato un assassinio politico rivolto contro i cambiamenti. La crisi economica del sud nasce e rimane questa realta’ proprio per tipiche e storiche risposte drammatiche, come poterle contrastare e come poter far sviluppare il sud ?

Il problema della legalita’ e della sicurezza e’ uno degli aspetti della convivenza e dello sviluppo del Mezzoggiorno. Una delle critiche e tra tutte la principale che facciamo a questo governo e’ quella di aver abbandonato una politica di intervento e di sviluppo nel sud anche di stampo nuovo, piu’ moderno e attento all’innovazione, al territorio, che aveva cominciato, seppur faticosamente, a dare qualche frutto intorno al 2000 – 2001 .

Poi questa linea e’ stata completamente abbandonata per esigenze di cassa e per scelte politiche errate si sono completamente ridotti i fondi e le risorse. Riducendo questi sono venute inevitabilmente a meno le tempistiche delle opere e degli interventi di sostegno. Quindi oggi il Mezzoggiorno e in particolar modo la Calabria, sono tornate ad essere profondamente condizionate dalla presenza della malavita organizzata. Da questo punto di vista, credo che la nuova giunta, il nuovo quadro politico calabrese avesse dato un segnale di novita’ per il quale il Vice Presidente Regionale Francesco Fortugno ne ha pagato le conseguenze. Bisogna continuare con le politiche dello sviluppo, far crescere dal basso nei territori lo sviluppo e impegnare le istituzioni per l’occupazione e la garanzia delle condizioni e della legalita’.

La Costituzione europea e’ stata rinnegata dalla Francia, anche rispetto alle politiche dell’industrializzazione e del libero mercato contenute in essa.

Ci sono diverse cause, che e’ difficile riassumere in poche righe. Possiamo dire che hanno pesato sia timori di natura conservatrice, cioe’ stati nazionali che esercitano ancora un’attrattiva e un fascino particolare e spingono a non cedere sovranita’ all’Europa. Poi c’era anche il timore, come lei dice, della libera concorrenza e del libero mercato e che questi fattori danneggiassero l’Europa sociale.

Credo che quella Costituzione rappresentava comunque un punto di equilibrio non sicuramente innovativo, ma comunque l’unico possibile. In ogni caso il problema dell’Europa e’ in un certo modo semplice. Ha realizzato, per cosi’ dire l’Europa economica in breve tempo, e mi riferisco all’euro, alla moneta unica eccetera, ora deve riuscire a fare , e sempre in breve tempo, anche l’Europa sociale e quindi l’Europa politica, oppure anche l’Europa economica rischia di avere grossi problemi. Questo sarebbe un gran guaio, perche’ e’ evidente a tutti nel mondo, che la competizione e’ per grandi aree valutarie non piu’ per singoli paesi. L’euro ha una potenzialita’ e una forza nei mercati internazionali che sarebbe sbagliato perdere.

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