IRAQ LIBERO – COMITATI PER LA RESISTENZA DEL POPOLO IRACHENO

Bollettino del 18 agosto 2005

I sottoscritti chiedono.....

Giorgio BOCCA, Gianni VATTIMO, Giulio GIRARDI, Samir AMIN, Luigi CORTESI, Hamza PICCARDO, Domenico LOSURDO, John CATALINOTTO, Aldo BERNARDINI, Falco ACCAME, Franco CARDINI, Carlos VAREA, Mario SANTOS, Klaus HARTMANN, Stefano CHIARINI, Giuseppe PELAZZA, Vainer BURANI, Giovanni BACCIARDI, Alessandra KERSEVAN, Vener MALABANAN, Alessandro LEONI, Andrea CATONE, Eros FRANCESCANGELI, Ugo GIANNANGELI, Roberto MASSARI, Gianfranco LA GRASSA, Arturo P. GARCIA, Giancarlo PACIELLO

(vedi appello sotto)

Questo bollettino contiene:

1. VOGLIAMO VEDERE I VISTI – Lettera-appello al Ministero degli Esteri

2. FINI OBBEDISCE – Comitati Iraq Libero

3. RIFIUTARE IL "DIRITTO" IMPERIALE E’ UN DOVERE – Lettera di Jan Myrdal al Primo ministro svedese in merito al tentativo Usa di impedire la Conferenza di ottobre

4. SOTTOSCRIZIONE PER LA CONFERENZA INTERNAZIONALE

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VOGLIAMO VEDERE I VISTI

Al Segretario Generale del Ministero degli Esteri, Paolo Pucci di Benisichi

Al Ministro degli Esteri Gianfranco Fini

     I Comitati Iraq Libero, insieme ad un ampio schieramento di promotori, hanno organizzato una Conferenza internazionale da tenersi in Italia nei giorni 1-2 ottobre 2005 sul tema: "Lasciamo in pace l’Iraq.  Sosteniamo la legittima resistenza del popolo iracheno".

Fra i relatori internazionali hanno già assicurato la loro partecipazione, fra gli altri, i seguenti Alti rappresentanti della società civile irachena:

Ayatollah Sheikh Jawad al KHALESI, leader del Iraqi National Foundation Congress; Ayatollah Sheikh Ahmed al BAGHDADI; Salah al MUKHTAR, già ambasciatore iracheno in India; Sheikh Hassan al ZARGANI, Portavoce internazionale del movimento di Muqtada al Sadr; Mohamad FARIS, Comunista patriottico iracheno; Ibrahim al KUBAYSI, fratello del segretario dell’Alleanza Patriottica Irachena, rapito dagli americani il 4 settembre 2004.

Abbiamo appreso, agli inizi di agosto, che 44 membri del Congresso degli Stati Uniti hanno inviato una richiesta formale  al governo italiano, invitandolo ad impedire lo svolgimento del convegno.

L’ambasciata italiana a Bagdad, nei giorni successivi, mutando repentinamente la posizione tenuta fino a quel momento, ha comunicato che i visti richiesti per gli esponenti iracheni non sarebbero stati più concessi per decisione politica del Ministero degli Esteri.

La evidente pressione esercitata sul governo italiano dagli Stati Uniti, che ha portato alla negazione dei visti, rischia di rendere impossibile lo svolgimento di una conferenza che potrebbe contribuire alla ricerca di una pace giusta in Iraq, nel rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli.

I sottoscritti, di fronte a questa gravissima ingerenza negli affari interni del nostro paese che calpesta i diritti democratici sanciti dalla Costituzione, chiedono al Ministero degli Esteri a al governo italiano di garantire il rilascio dei visti richiesti.

primi firmatari:

-Giorgio Bocca – Giornalista, partigiano e storico della Resistenza

-Gianni Vattimo – Filosofo ed ex parlamentare europeo

-Giulio Girardi – Filosofo e teologo della liberazione

-Samir Amin – Professore di economia a Dakar, Forum Terzo Mondo

-Luigi Cortesi – Professore emerito Università "l’Orientale", Napoli

-Hamza Piccardo – Segretario nazionale UCOII

-Domenico Losurdo – Filosofo, Università di Urbino

-John Catalinotto – International Action Centre - Usa

-Aldo Bernardini – Docente di diritto internazionale, Università di Teramo

-Falco Accame – ex Presidente della Commissione difesa della Camera dei deputati

-Franco Cardini – Istituto Studi Umanistici, Firenze

-Carlos Varea – Coordinatore della Campagna Spagnola contro l’Occupazione e per la Sovranità dell’Iraq

-Mario Santos – Filipino Workers Association (FWA)

-Klaus Hartmann – Vicepresidente dell’Associazione mondiale dei Liberi Pensatori

-Stefano Chiarini – Giornalista de Il Manifesto

-Giuseppe Pelazza – Avvocato, Milano

-Vainer Burani – Avvocato, Reggio Emilia

-Giovanni Bacciardi, - Docente universitario, Firenze

-Alessandra Kersevan – Ricercatrice storica

-Vener Malabanan – Co-coordinatore Philippine Peasant Support Network (Pesante)

-Alessandro Leoni - Membro del Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista

-Andrea Catone – Membro del Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista

-Eros Francescangeli - Storico del Movimento operaio

-Ugo Giannangeli – Avvocato, Milano

-Roberto Massari – Editore

-Gianfranco La Grassa - Economista

-Arturo P. Garcia – Coordinatore Justice for Filipino American Veterans (JFAV)

-Giancarlo Paciello – Studioso del Medio Oriente

per adesioni scrivere ad iraqlibero@email.it

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FINI OBBEDISCE

Il Ministero degli Esteri ha deciso di bloccare i visti dei relatori iracheni alla Conferenza di Chianciano

Abbiamo denunciato, nel precedente notiziario, il tentativo americano di chiuderci la bocca.

La lettera, senza precedenti, con la quale 44 membri del Congresso degli Stati Uniti hanno in pratica chiesto al governo italiano di illegalizzare tutte le attività a sostegno della legittima Resistenza del popolo iracheno, a partire dalla Conferenza Internazionale di ottobre, rappresenta un evidente salto di qualità nelle pretese imperiali americane.

Con questo ennesimo affondo si è voluto cancellare ogni parvenza di sovranità nazionale, mettendo alla prova il tasso di servilismo del governo, della stampa e dell’intera classe politica italiana.

Di fronte ad un’ingerenza così pesante, qual è stata la risposta?

Se da un lato registriamo i tanti messaggi di solidarietà che ci sono pervenuti, dall’altro dobbiamo denunciare il vergognoso silenzio del grosso della stampa italiana, e quello altrettanto inquietante delle forze politiche.

E’ anche grazie a questo silenzio che il ministro degli esteri Fini, tra i capofila del partito americano in Italia, ha deciso di bloccare i visti dei relatori iracheni previsti alla Conferenza di Chianciano.

Questo nipotino di chi servì 60 anni fa gli interessi degli occupanti nazisti ha così proseguito quella tradizione prostrandosi davanti ai padroni di oggi, gli imperialisti statunitensi.

E’ da notare, a riprova dell’evidente legame temporale con il minaccioso diktat proveniente da Washington, che la decisione di Fini è giunta dopo che dall’ambasciata italiana a Bagdad era stato dato un assenso di massima alla concessione dei visti.

Contro questa politica asservita agli USA, per la difesa dei diritti democratici e costituzionali, occorre battersi con tutte le forze.

Il governo italiano deve concedere i visti, che sono stati negati ad alti rappresentanti della società civile irachena, tutti con regolare passaporto, senza che sia stata fornita alcuna motivazione.

Ci troviamo perciò di fronte al puro arbitrio, alla ridicola prepotenza di chi è servo con i potenti.

Occorre ottenere i visti non solo per il successo della Conferenza internazionale, ma perché passano da qui oggi sia la difesa delle libertà democratiche nel nostro paese, sia la resistenza al pensiero unico che pretende di attribuire l’etichetta di "terrorista" ad ogni oppositore.

Il disegno statunitense è chiaro. Attraverso questi attacchi esso vuole colpire chiunque cerchi di contrastare la grande menzogna sulla quale hanno costruito la guerra e "giustificato" l’occupazione. Ma vuole anche colpire ogni possibilità che l’Italia e l’Europa possano giocare un qualche ruolo in un futuro processo di pace basato sul ritiro di tutte le truppe di occupazione e sul principio dell’autodeterminazione dei popoli.

Almeno su questo dovrebbe riflettere una classe politica, come quella italiana, che sta perdendo ogni dignità; così come dovrebbe riflettere una stampa che finora ha scelto il silenzio di fronte all’enormità dell’offensiva di Washington.

Bisogna mobilitarsi da subito. Noi faremo la nostra parte, ma questa battaglia non può essere certamente solo nostra.

Nei prossimi giorni metteremo in atto forti azioni di protesta per ottenere il rilascio dei visti.

Chiediamo a tutti quanti condividono questo obiettivo di fare altrettanto.

Ogni azione di protesta, ogni presa di posizione, ogni manifestazione di solidarietà ha oggi un’importanza straordinaria.

Questo invito alla mobilitazione non è perciò di carattere ordinario. La lettera di Jan Myrdal al Primo ministro svedese, che pubblichiamo in questo bollettino, insiste sul paragone tra le attuali pretese imperiali americane e quelle del nazismo negli anni ’40  del secolo scorso.

Se questa è la situazione, cosa occorre ancora?

Mobilitiamoci da subito!

Il nazismo a stelle e strisce non deve passare!

Comitati IRAQ LIBERO – 18 agosto 2005

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RIFIUTARE IL "DIRITTO" IMPERIALE E’ UN DOVERE

Lettera di Jan Myrdal al Primo ministro svedese

Pubblichiamo ampi stralci della lettera di Jan Myrdal al Primo Ministro svedese  Göran Persson, 14 agosto 2005

al Primo Ministro

Göran Persson

Questa non è una lettera privata. E' una lettera indirizzata a voi come Capo del Governo, come Primo Ministro. E' una lettera scritta per avere una risposta.

Allego tre testi. Due riguardano direttamente la questione che tratto, e dovreste dare almeno un'occhiata.

1: La bozza del programma della Conferenza Internazionale sull'Iraq, 1-2 ottobre a Roma, dove io sono uno dei relatori. Una delle organizzazioni svedesi dietro l'iniziativa è Irak Solidarity, per la quale ho parlato in pubblico in diversi contesti.

2. La copia di una lettera di 44 membri del Congresso degli Stati Uniti all'Ambasciata italiana a Washington.

3. Il terzo allegato fornisce informazioni per lei riguardanti la decisione presa al Tribunale Russell che si è svolto, con il sostegno del governo turco, a Istanbul, e a cui io e Peter Curman, tra gli altri, abbiamo partecipato nel ruolo di delegati svedesi. (...)

La lettera dei membri del Congresso è ignorante. Lei stesso può vedere chi verrà a parlare e di cosa parleremo. Ma la lettera ha una sua importanza politica. Quello che mi interessa è il fatto che corrisponde a ciò che i rappresentanti del Reich tedesco, appena sessant'anni fa, scrissero - e dissero nei colloqui - alle autorità svedesi, riguardo a noi allora; noi che simpatizzavamo con, e in diversi modi sostenevamo praticamente, la legittima resistenza contro le potenze occupanti in Norvegia e in Francia, per non parlare del lavoro illegale contro il regime di Hitler all'interno della Germania. (...)

Non è sicuro, ma ovviamente esiste la possibilità che il governo italiano ceda alle pressioni di Washington. Cose simili sono già successe in passato. Quello che è evidente è che il governo degli Stati Uniti adesso sta cercando di imporre all'interno dell'UE limitazioni su uno scomodo dibattito pubblico, o di vietarlo del tutto. Non do per scontato che il governo italiano cederà, ma la vedo come una possibilità.

Se il governo italiano dovesse cedere, dovreste agire come fece il vostro predecessore nel caso della sessione del Tribunale Russell a Stoccolma nel 1967. Anche in quel caso, il governo degli Stati Uniti cercò di convincere altri governi a intervenire per impedire l'incontro.

Il governo svedese, senza prendere una posizione politica a sostegno del tribunale, non ha ceduto alle pressioni. Come sapete, la sessione a Stoccolma finì per avere una grande importanza.

Io vorrei ottenere da voi una decisione da prendere in anticipo. Se le pressioni statunitensi dovessero spingere l'Italia a vietare l'incontro, farete come ha fatto il vostro predecessore? Ci darete la possibilità di farlo svolgere a Stoccolma? Come potete capire, la domanda in realtà è se esiste la possibilità di una libera formazione dell'opinione pubblica, o se noi all'interno dell'UE, e quindi anche in Svezia, saremo sottoposti a qualcosa come il  Patriot Act.

Forse dovrei aggiungere che noi, e altri che hanno le stesse idee, ovviamente non sottostaremo ad eventuali leggi o regolamenti di tale natura, se li dovesse introdurre, esattamente come non li abbiamo accettai durante la prima o la seconda guerra mondiale. Lei ricorderà le accuse di "congiura e tradimento" contro Erik Hedén, Ivan Oljelund e Z Höglund per il Congresso dei Lavoratori per la Pace nel 1917 e l'accusa da parte del procuratore Österdahl  (istigato dall'allora ministro della giustizia Thowald Bergqvist) contro il professore Israel Holmgren per il suo opuscolo "L'inferno nazista" che denunciava i crimini del nazismo nel 1942. Rifiutarsi di sottostare a simili leggi e decreti è un dovere. Questo è evidente per chiunque conosca la storia svedese recente.

Jan Myrdal

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SOTTOSCRIZIONE PER LA CONFERENZA INTERNAZIONALE

L’assemblea nazionale dei Comitati Iraq Libero ha lanciato una SOTTOSCRIZIONE STRAORDINARIA per affrontare le spese della conferenza internazionale.

La portata politica di questo evento è certo chiara a tutti. Altrettanto evidente è l’impegno organizzativo e finanziario che ne deriva.

Facciamo dunque appello a tutti i sostenitori della causa della Resistenza irachena per una sottoscrizione immediata.

I versamenti vanno effettuati sul ccp n° 57286221 intestato a Leonardo Mazzei, mettendo nella causale CONFERENZA.

Comitati IRAQ LIBERO – 18 agosto 2005