“PLAN PATRIOTA”: PARADIGMA DELLE FORME D’INTERVENTO MILITARE U.S.A IN AMERICA LATINA

di - associazione nuova colombia

In una fase storico-politica in cui si moltiplicano e crescono le più diverse forme di resistenza antimperialista dei popoli, assistiamo ad un’oggettiva spinta trasformatrice nel continente latinoamericano che sta mettendo concretamente in discussione e difficoltà la proiezione egemonica e la strategia neocoloniale dell’imperialismo USA in America Latina, che hanno nel progetto dell’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) la loro sintesi e meta.

Tale spinta, che ha assunto negli ultimi anni ed assume tuttora tempi spesso diacronici e manifestazioni eterogenee, viene sistematicamente ignorata ed occultata dai media internazionali e -in special modo- da quelli nostrani, soprattutto quando si tratta di documentare ciò che avviene in un paese, la Colombia, in cui questa spinta si sprigiona attraverso la colonna vertebrale del movimento popolare colombiano, ossia l’insorgenza politico-militare.

La strategia nordamericana nell’area, scandita negli ultimi cinque anni dal Plan Colombia quale braccio armato dell’ALCA, ha sul versante precipuamente militare una “nuova” tattica operativa denominata “Plan Patriota”. Se i suoi obiettivi a breve e medio termine sono stati esplicitati dai suoi stessi esecutori, ossia il governo di Alvaro Uribe Vélez e la sua catena di comando, e dai suoi “direttori d’orchestra”, George W. Bush ed il Comando Sud del Pentagono, non altrettanto chiare e note risultano essere ai più le sue modalità operative e la sua portata paradigmatica.

Ma iniziamo dai primi.

Gli obiettivi

Come dichiarato da Uribe fin dall’inizio del Plan, ossia nell’aprile 2004, questo ha lo scopo di “stanare la guerriglia dalla sua retroguardia storica” e “condurre in porto la battaglia definitiva contro le FARC” nell’arco di pochi mesi, riguadagnando il controllo militare ed istituzionale che l’apparato statuale non esercita ormai da anni in almeno la metà del territorio nazionale.

Naturalmente, questo piano si propone inoltre di smantellare fisicamente le comunità rurali e dei municipi presenti all’interno delle aree interessate dallo stesso, seguendo alla lettera i precetti della statunitense Dottrina della Sicurezza Nazionale secondo la quale, per sconfiggere un nemico irregolare, il primo passo è quello di eliminarne le basi sociali di appoggio e consenso colpendole laddove queste vivono ed agiscono.

Va sottolineato come la Colombia sia stata il primo paese dell’emisfero occidentale visitato -per un incontro bilaterale- da Bush dopo la sua rielezione, fatto che riflette l’importanza politica della ristrutturazione interventista della strategia USA in questo paese andino, nonché il suo ruolo a livello continentale. E’ però con la relativamente recente visita (aprile 2005) della segretaria del Dipartimento di Stato, Condoleeza Rice, che i presupposti e moventi del Plan Patriota sono emersi con chiarezza, nella misura in cui le sue dichiarazioni ed agenda si sono incentrate sulla cosiddetta “lotta al terrorismo” e sulla conclusione del Plan Colombia entro la fine del 2005.

Se da una parte il fallimento del Plan Colombia è indiscutibile, dall’altra è altrettanto inconfutabile la necessità, per l’imperialismo USA, di adeguarlo alle nuove condizioni geopolitiche e militari mediante un nuovo piano, che ne rappresenta l’accelerazione, incentrato sulla guerra totale e sulla negazione della possibilità di una soluzione politica al conflitto sociale ed armato colombiano.

Le modalità e dinamiche operative

In termini logistici, il Plan Patriota ha implicato l’articolazione di numerosi eliporti nel cuore della selva, pronti a rifornire ed assistere gli elicotteri da guerra Black Hawk (in grado di operare di notte come di giorno) e quelli per truppe elitrasportate, così come l’istallazione di palloni aerostatici d’intelligence sospesi sul manto verde delle selve del sud amazzonico colombiano. Inoltre, le basi militari prossime al teatro operativo principale sono state potenziate ed attrezzate al fine di permettere, tra le altre cose, una miglior regia delle operazioni da parte di alti comandi militari yankees, che sono i veri registi dell’attuazione del Plan.

La sua offensiva, condotta con 20.000 effettivi dei battaglioni anti-guerriglia e circa un migliaio di militari statunitensi, la maggior parte dei quali partecipa direttamente -anche se non in prima linea- alle manovre ed ai combattimenti, si è dimostrata un vero fallimento ed ha evidenziato in modo ineccepibile che, di fronte ad una guerriglia potente e duttile, capace di prevedere ed adottare un modus operandi adeguato alle forze in campo ed allo scenario operativo, a nulla serve la grossa fetta dei quasi 16 milioni di dollari spesi quotidianamente dai governi colombiano e USA per sostenere la guerra contro il popolo.

Come ha affermato il Comandante Iván Márquez, del Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP, “il Plan Patriota del Commando Sud ha già raggiunto il punto di convergenza delle sue illusioni”, nella misura in cui “le sue divisioni militari hanno ormai occupato le coordinate del loro massimo obiettivo”. Queste divisioni sono avanzate ognuna in schieramenti di 300 uomini, con una copertura frontale di addirittura 8 chilometri. Pur avendo un’elevata potenza di fuoco, il macchinoso movimento in massa dei battaglioni degli ‘hombres de acero’ (‘uomini d’acciaio’) nella selva è risultato sterile ed inconcludente.

Quanto detto in precedenza suggerisce che, pur impiegando in larghissima maggioranza effettivi colombiani e disponendo della più moderna tecnologia bellica, il Comando Sud del Pentagono ha le idee confuse, soprattutto a causa di estrapolazioni meccanicistiche ed astratte di metodi operativi usati in altri contesti. Presupporre che le FARC, esercito guerrigliero irregolare che da sempre conosce a menadito i territori in cui si muove e che fa della mobilità permanente la propria dinamica di combattimento, possano avere “tane” e “retroguardie” statiche e circoscrivibili tali da regalare all’aviazione nemica una superiorità tattica, oltre che strategica, equivale ad applicare la medesima concezione militare che sta fallendo in Iraq e che inizia ad esser messa in discussione anche in Afganistan.

Invincibile si sta dimostrando la tattica di guerra di guerriglia mobile, attraverso la quale nel solo 2004 nel sud-oriente della Colombia le Forze Armate e di Polizia ufficiali (paramilitari compresi) hanno subito -tra morti e feriti- oltre 4700 perdite.

Le truppe del Plan, per giunta, sono state falcidiate da malattie endemiche quali il paludismo e la lesmaniosi; l’esempio più eclatante è stato quello del borioso Generale Fracica, comandante della “Forza Omega” (colonna portante del Plan Patriota), steso dalla malaria a distanza di poco tempo dal suo arrivo nell’area. A titolo di cronaca, quest’alto ufficiale era stato tra quelli che, da Uribe in giù, avevano promesso la cattura di qualche membro del Segretariato delle FARC nel giro di pochi mesi, dimenticandosi che andare sul campo di battaglia è cosa ben diversa dal dare ordini alle truppe stando comodamente seduti su una poltrona del ministero della Difesa. 

Le migliaia di “Unità Tattiche di Combattimento” della guerriglia, composte da pochissimi combattenti in grado di colpire contundentemente e sparire con estrema rapidità, così come i campi minati, le trappole, le imboscate e i tiratori scelti dell’insorgenza, unitamente alla complessiva crescita politico-militare delle FARC, stanno mandando a picco il pilastro propagandistico e bellico della politica di “Seguridad Democratica” del regime uribista.

Infine, anche gli analisti militari filo-governativi come Alfredo Rangel hanno dovuto riconoscere che, a distanza di poco più di un anno dall’inizio del Plan Patriota, metterne in discussione concezione tattica e presunti risultati sul campo è quanto meno legittimo, nella misura in cui le FARC hanno moltiplicato gli attacchi in tutto il paese (aree urbane comprese) ed hanno palesato di essere in grado di assediare e prendere municipi-fortino con complesse manovre militari che coinvolgono centinaia di combattenti, come nel caso recente di Toribío ed altri perimetri municipali nel Cauca (14-21 aprile 2005).

La sua portata paradigmatica

Come già il Plan Laso (Latin American Security Operation) del governo di León Valencia (1964), lo Statuto di Sicurezza di Turbay Ayala, il Piano di Guerra Integrale di César Gaviria (primi anni ’90), il piano delle ‘convivir’ (legalizzazione dei paramilitari) di Samper ed il Plan Colombia di Pastrana, anche il Plan Patriota sta provocando migliaia di arresti, sparizioni e massacri.

Pur essendo un’accelerazione e, al contempo, una riformulazione del Plan Colombia, il Plan Patriota ne eredita inevitabilmente il carattere di piano integrale e di lungo respiro per sconfiggere il movimento guerrigliero e popolare colombiani. Come il Plan Colombia, è partito con la promessa propagandistica di essere un piano focalizzato in alcune aree del paese, ancorché con un’accentuazione del pretesto della “lotta al terrorismo” rispetto a quello della “lotta al narcotraffico”.

Tuttavia, come il primo, è destinato a protrarsi per anni e anni, avendo già abbondantemente superato gli otto mesi iniziali (che le prime dichiarazioni di Uribe davano come durata prevista e preventivata!) Ed è destinato ad oltrepassare i confini nazionali in funzione antivenezuelana, ma non solo, nell’ottica di Washington di rafforzare il ruolo della Colombia quale cane da guardia nella regione degli interessi imperialisti.

La sua portata paradigmatica, dunque, sta nella combinazione di fattori ed obiettivi messi in campo dagli USA in Colombia come in nessun altro paese o scenario dell’emisfero occidentale, ma non per questo non applicabili anche in altre aree dello stesso (America latina in primis). Ed è data dalla modalità, collaudata mediante il Plan Colombia, di allargare il dominio militare imperialista attraverso un ariete operativo (che con l’evolversi del conflitto si dimostra piuttosto scornato) che possa allargarsi in base alle esigenze del capitale imperialista ed attraverso la progressiva entrata in gioco -seppur in sordina- di sempre più effettivi statunitensi (Vietnam docet).

Come il Plan Colombia, anche il Plan Patriota va denunciato a livello mondiale quale passaggio forzato di un’ulteriore tappa della guerra imperialista, strumento maestro per governare la crisi e businnes del complesso militare industriale nordamericano.

E se l’articolazione del Plan Patriota ha una portata strategica per l’imperialismo, l’eroico sforzo quotidiano di decine di migliaia di combattenti colombiani ce l’ha per tutti i popoli dell’America Latina e del mondo che lottano per una definitiva liberazione.