BASTA RISORSE AL BUIO - COMMENTO ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA CONFINDUSTRIA .

dell'onorevole alfiero grandi

Gianfranco Fini non ha gradito la reazione di Confindustria. Evidentemente si aspettava più gratitudine dopo l'approvazione del decreto legge definito pomposamente: per la competitività. Fini ha dimenticato che il Governo prima ha promesso alle imprese sgravi e incentivi, poi con la finanziaria li ha ridotti indispettito per le critiche provenienti dal mondo imprenditoriale e ora in sostanza torna al punto di partenza. Saranno anche ingrate ma le imprese i conti li sanno fare e hanno capito che con le misure del Governo non si andrà lontano. Tuttavia questa assemblea di Confindustria se da un lato ha contribuito a compiere un’operazione verità sulla reale gravità della situazione economica del nostro paese, dall'altro è stata caratterizzata da critiche rivolte a 360 gradi, rese però poco credibili dall'assenza di una necessaria autocritica. Le critiche a 360 gradi, come è ben noto, sono solo un modo per non compromettersi e soprattutto per allontanare da sé ogni responsabilità. L’autocritica sulle responsabilità del mondo imprenditoriale in questa crisi non si è proprio sentita.

E' difficile capire come si possa essere classe dirigente a giorni alterni. Ad esempio è stato detto, giustamente, che in materia di risparmio c'è un grave ritardo nell'approvare una nuova legge, ad un anno e mezzo dallo scandalo Parmalat. Tuttavia è un fatto che la Confindustria di D'Amato ha appoggiato tutte le leggi che hanno abbassato gravemente il tasso di legalità nel nostro paese. Montezemolo ha detto cose diverse, è giusto sottolinearlo, ma poi di fatti ne sono seguiti pochini. Basta vedere cosa ha scritto, vergognosamente, Il Sole 24 Ore sul tentativo ( per fortuna fallito ) di depenalizzare la bancarotta fraudolenta, che non è andato in porto grazie all'opposizione parlamentare e, bisogna ammetterlo, anche alla dura opposizione di Libero. Per il quotidiano di Confindustria il problema semplicemente non esisteva.

Se poi guardiamo ad altri aspetti è netta l'impressione che ci sia una riedizione della nota battuta di Agnelli: la festa è finita. Salvo che la festa per tanti non si è proprio vista perchè sono anni che l'Italia non cresce e i redditi da lavoro, e in genere i redditi bassi, segnano il passo di fronte all'inflazione che cresce. Ora è difficile capire che coerenza c'è tra l'appello a non fare come i polli di Renzo rivolto da Montezemolo ai sindacati e l'atteggiamento sostanzialmente negativo sul rinnovo dei contratti, al punto da tentare di influenzare negativamente il Governo su quelli pubblici.

In realtà la spiegazione è che viene riproposta la politica dei due tempi: prima la ripresa poi i redditi, dimenticando però che in questi anni c'è stato un impoverimento dei lavoratori mentre altri si sono arricchiti come le rendite di ogni tipo e che una politica dei due tempi non è oggi proponibile. Nemmeno nelle forme più accettabili del 1996 per l'entrata nell'Euro.

Per di più il mondo imprenditoriale ha sostenuto in questi anni Berlusconi in nome della richiesta di avere le mani libere in tutte le forme possibili. I risultati negativi hanno il marchio del Governo che ha lisciato il pelo ai peggiori istinti imprenditoriali. Ma anche gli imprenditori hanno le loro responsabilità.

Del resto la ricetta di Confindustria per uscire dalla crisi è fatta di risorse che andrebbero reperite con l'aumento delle imposte sui consumi, che come sappiamo gravano indistantamente su tutti i cittadini e non sono progressive, e dalla pretesa di vedersi affidate le risorse. Datele a noi che sappiamo usarle, sembrano dire gli imprenditori, cosa che ha oggi, visti i risultati, scarsa credibilità. Le poche risorse disponibili debbono essere rigidamente finalizzate. Ad esempio sgravi su investimenti effettivamente effettuati o per nuova occupazione, non risorse al buio, magari per accrescere i profitti.

Anche per questo c'è bisogno di un centro sinistra in grado di offrire una piattaforma programmatica credibile e forte a tutte le componenti della società. Mentre l'attuale avvitamento su una discussione di pura ingegneria organizzativa rende meno credibile l'alternativa alla destra che pure è in grave crisi.

Alfiero Grandi

30/5/2005

 

 

 

 

 

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