Procreazione assistita. Mi ha detto Flaiano

di Vincenzo A. Romano

Assillato dalla volontà di giungere alla vera conoscenza della natura dell’embrione umano ho voluto compiere il passo estremo e mi sono ridotto, attraverso un faticosissimo esercizio di meditazione trascendentale, allo stato di pura mente. Ero convinto che, se molti avevano la sicurezza assoluta di quella realtà e segnatamente del fatto che l’embrione è persona, solo un’ascesi od un’estasi potevano essere le strade alla visione della verità assoluta. Confesso che mi è andata male. L’unico contatto avuto è stato con Ennio Flaiano che, irrispettoso e sfottente, come suo costume, mi ha rispedito nel mondo terreno con il suo caustico dire : "La situazione è tragica, ma non é seria".

Ed è a quel punto che ho avuto la vera "illuminazione". La situazione è tragica. Per il corpo delle donne, per le coppie, costituzionali o anticostituzionali (in Italia i veri nemici, anzi gli unici nemici, della Costituzione sono quelli che non si sposano), per i malati, gli scienziati, la ricerca e quant’altro attenga alla possibilità di usare gli embrioni per dare vita attraverso il progresso della scienza.

A dire il vero, ma mi vergognavo a riferirlo prima, cacciandomi con uno scappellotto Flaiano mi aveva informato che anche la stupidità, nel frattempo, aveva fatto progressi enormi.

Mi domandavo, tuttavia, come mai la cosa, pur tragica, non fosse seria. Ma per somma estasi. mi è tornata in aiuto ancora l’illuminazione e la mia mente si è aperta alla luce : Giulianone. Si quella era la risposta, la chiave della porta del paradiso, l’apriti sesamo della grotta dei quaranta ladroni. Giulianone è una persona immensa, talvolta ingombrante, che si è fatto sacerdote della verità dell’embrione. Pontifica, anche se papa si nasce e vescovo si diventa, e benedice od esorcizza a seconda del suo presupponente credo laico.

Ragionava, un giorno, con l’ineffabile, Emanuele Severino che, forte del fatto che la discussione partisse dai valori della civiltà occidentale, per Giulianone le altre non contano, cercava di spiegare, il filosofo, che proprio nella culla della nostra civiltà Aristotele si era posto il problema della persona umana e che era giunto alla conclusione che un essere "in potenza di essere" non era la realizzazione piena dell’ essere compiuto. Apriti cielo,accusatolo di "sofistico" il nostro gli toglieva la parola.

Ecco perché la cosa non è seria. Giuliano Ferrara invita al dibattito tutti: filosofi scienziati e puranco ciarlatani; accade però che i primi vengano bloccati appena il discorso si fa serio con la formula magica : "per carità stiamo terra terra altrimenti la gente non capisce", mentre gli altri sproloquiano ad libitum.

Con Ferrara occorre comportarsi un po’ come nello sketch di Totò : voglio vedere dove va a parare! Quindi mi armo di videoregistratore e mi documento su 8 e mezzo. E qui arriva la tragedia.

Tutto diventa embrione. Un embrione enorme , mostruoso, avviluppante che ti domina e tramortisce.Nascono embrioni-persona, da Gaio ed Ulpiano sino a Giustiniano. C’è l’embrione del diritto romano e di quello argentino. Ne mancano soltanto due e per fortuna: l’embrione di San Tommaso e l’embrione di Giovanni XXIII. Quelli non sono riusciti ad infilarceli, sono il pezzo mancante della collezione completa. Che avesse ragione Flaiano?

In effetti nei dibattiti di Giulianone, ma Vigorelli non si comporta diversamente e nemmeno Masotti (nonostante la profezia di Vauro), cessa la tragedia e comincia la farsa. Che la situazione non sia seria, non sta nelle parole degli scienziati o degli esperti; sta nella domanda: Professore ci spieghi con parole comprensibili a noi, poveri mortali:ma nell’antica Roma il nascituro aveva dei diritti od era considerato un grumo, un nulla?

Cosa può rispondere un professore serio e romanista? Che a Roma il nascituro aveva molti diritti; che una madre morta non poteva essere seppellita col suo feto, che il nascituro aveva diritto ad ereditare, che esisteva un curator ventris e però…

Quando il professore fa scattare il però e tenta di dire che il nascituro era quella cosa che si sviluppava dentro il ventre della madre ma era un concepito e non un embrione, allora Giulianone parte lancia in resta: "ci ha risposto esaurientemente, benissimo, gli spettatori, anche i meno scafati, ora sanno che già a Roma il nascituro (chi se ne frega più dell’embrione) era considerato persona. Ed il professore,nel suo cantuccio, non avrà più la parola sino a quando scatti la pubblicità o lo possa zittire la sigla finale. E questo non è serio. Ma esiste un altro artifizio, sottile, per il pubblico, ma osceno per l’intelligenza.

Non molti giorni or sono il professore Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini, Bonacelli, Mandelli,Veronesi ed altri scienziati hanno potuto finalmente dire ai cittadini, in trasmissioni notturne e semiclandestine, che l’embrione non è persona, almeno sino al decimo o quindicesimo giorno successivo all’impianto nell’utero ed al suo abbarbicamento alla placenta. Ma concedevano di più: che almeno da lì si dicevano disposti ad aprire la discussione sulla attribuzione di persona umana; aggiungeva Dulbecco: prendano un embrione umano e lo impiantino in un ratto e poi vengano a discutere.

Ed è a questo punto che la situazione diventa tragica, ma rimane non seria. Perchè c’è un modo, per Giulianone, di buttarla in vacca. Presente ad una trasmissione di Lerner e sentite queste opinioni ora espresse dal professor Veronesi cosa fa l’ineffabile? Taccia l’oncologo di irrazionalità: la mia mente ed il mio cervello non possono accettare questo suo paradosso.

Il pontefice laico/chiesastico dell’irrazionale per l’irrazionale –digiuno di ogni barlume scientifico- vuol vincere in base al sofisma: io sono Gilianone, voi il paradosso.

Ma esistono altre tragedie che riguardano non più il corpo od il grumo, ma la fede. Non parlo delle sette donne su dieci che, cattoliche, iniziano il viaggio della speranza; parlo della fede nella credenza dei Padri e Maestri della Chiesa. Una molto pia professoressa si affannava sul video, trappola mortale del nostro pensiero, a dire che da sempre l’embrione era stato considerato persona per la Chiesa cattolica.

E qui, di nuovo,non è serio,gentile professoressa. San Tommaso, lo accettiamo o lo elidiamo tot court; ma per l’Aquinate il nato diviene persona quando, nato, gli viene dato l’afflato divino; la Chiesa non battezzava il deforme (monstrum) e lo poneva in terra sconsacrata. Questa è la tragedia. Rinnegare madonne e santi per sostenere un non sense .

E per conforto ai cattolici, anche se non lo ha detto Flaiano e, al di là delle ciance , rimanendo nella fede ricordiamoci che per Giovanni XXIII, santo ,ma giubilato: "In una convivenza ordinata e feconda va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili. (Giovanni XXIII-Pacem in terris- numero 5).

Conclusioni? La situazione è tragica. Ma, questa volta è anche seria.

I talebani dell’ovest superano, di gran lunga i fratelli afghani.

La risposta è una sola: quattro si per il trionfo della ragione sul neo-oscurantimo.

Questo articolo è stato inviato da Partito dei Comunisti Italiani
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