Speciale
Milano: Emarginazione e rimarginazione
Di Milano dicono ogni cosa, lhanno soprannominata
"città inferno" popolata
da "contadini arricchiti", "negrieri
moderni" e "mercenari del tempo"
e in effetti il primo impatto con Milano non è dolce.
Per chi è nato e cresciuto in città gentili, come
Torino, Bologna, Firenze,
può apparire addirittura impossibile sopravvivere a una
realtà aspra, straniante.
La vertigine consiste nel trovarsi giusto al centro
delluniverso.
Sensazione magica, per me, per altri intollerabile. Come
vedere, ovunque
ci si trovi, sette, otto diverse "fette" di
mondo che parlano milanese,
vestono milanese, mangiano milanese, mentre essere
milanesi diviene ormai una categoria
che non racchiude nulla, infatti chi è oggi "il
milanese"?
Può essere un settantenne, cresciuto in campagna, che
ancora non sa rassegnarsi
alle macchine di quattro metri che sfrecciano veloce
dappertutto
può essere un
sedicenne, cresciuto in città, educato da una bambinaia
ecuadoregna, accudito
da una colf peruviana che ha studiato in una scuola
internazionale
può essere
una giapponese
che suona strumenti antichi e tiene concerti in tutto il
mondo
può essere
una redattrice, che ha girato tutta lItalia senza
trovare città
dove, nello stesso giorno, nella stessa ora, possono
capitare simultaneamente
cose altrettanto sublimi, terrifiche, splendide,
raccapriccianti, imprevedibili,
estemporanee, come a Milano. Dove ogni edificio, benchè
anonimo,
da su un cortile con un giardino fiorito con
decine di specie botaniche, scendendo i gradini del
metrò ci si
imbatte
in una donna seduta sui gradini che stringe al petto un
bambino attaccato
a un seno privo di latte, sul tram un violino irrompe in
una melodia sublime, a mezzanotte un indiano cammina per
strada più magro delle fascio di rose rosse che vende,
attraversi la strada col rosso e vieni
travolto, raggiungi il quartiere di china town e sei
circondato da persone, negozi, oggetti cinesi, arrivi in
ufficio con tre minuti di ritardo e sei licenziato, esci
di casa disoccupato e torni con un lavoro, e dove ci sono
i più incantevoli giardini e orti botanici d'Italia...
Milano è come New York, una città dalle infinite
possibilità, è come una
donna, ama ma non ama essere presa in giro.
Chi viene a Milano perchè nella sua città non trova
lavoro, chi usa
Milano dal lunedì al venerdì gettando cartaccia per
terra, deturpandola, maltrattandola,non scoprirà mai il suo
volto migliore.
Chi va al mare nel week end, perché a Milano fa troppo
caldo, senza capire
che il caldo proviene dal motore della sua auto, dal
condizionatore della
sua casa e del suo ufficio, e si stupisce che a Milano
nei week end faccia
sempre freddo, non potrà trovarsi bene a Milano.
Cè chi dice che non esista città in Italia con
altrettante persone anziane,
neonate, mutilate, povere, emarginate, gettate sui
gradini del metrò a chiedere
lelemosina.
Questo è vero.
Credo che a tutti coloro che vivono a Milano, in primis
ai più deboli, poveri,
malati, diseredati, piacerebbe svegliarsi domani mattina
in una città
nuova.
Una città dove i giovani, invece di essere messi in
divisa e mandati a rischiare
la vita per impedire rapine, furti, risse, siano istruiti
per favorire occupazione,
creazione dimpresa, giustizia, equità, progresso
sociale.
Dove gli africani, invece di essere vestiti in giacca e
cravatta di poliestere
e messi a fare i buttafuori nei negozi di abbigliamento
in Corso Buenos
Aires, Duomo, Corso Vittorio, siano impiegati per
importare equamente dai
loro paesi (tra i primi produttori di cotone al mondo)
buoni tessuti che
nei negozi sostituiscano abiti scadenti venduti a prezzi
da furto (legalizzato).
Dove le persone,
invece di appendere alle finestre e davanti alle scuole
la bandiera PACE,
lasciassero le
auto in garage e andassero a lavorare in bicicletta o in
metrò, per mostrare
che la guerra
del petrolio non si ferma con le bandiere ma con le
scelte.
Vorremmo che da domani mattina nessun bambino dovesse
più ingozzarsi di
cibo perché la mamma crede che mangiare per tre
garantisca salute e non
obesità, mentre un altro bimbo non ha di che sfamarsi,
che nessun adulto morisse dinfarto per eccesso di
colesterolo (cibo "progresso")
mentre qualcun altro muore di denutrizione e malattie
conseguenti.
Vorremmo tante cose, soprattutto che Milano,
città-proiettore,
continuasse a mostrare fotogrammi del mondo intero ma che
pian piano tutto
il suo splendore, la sua anima verde, genuina,
accogliente, si aprisse
e sostituisse alle meschinità e alla schiavitù urbana.
Che Milano tornasse bambina.
Per le persone di buona volontà, i desideri sono
potenziale realtà.
E tutto ciò che di Milano e della Lombardia non ci
piace, non dobbiamo fare
altro che cambiarlo.
----------------------------------------------------------------
Diritti e
rovesci
Speciale donne e violenza nella società
"civile".
Bologna, 15 Aprile: Picchia la moglie incinta, ora è in
coma.
Bari, 14 aprile: lei dice "cretino", lui
massacra la moglie con una spranga
di ferro.
Napoli, 7 aprile: picchia e rapina sorella, arrestato a
Torre del Greco.
LAquila: torna a casa la sera di Pasqua e picchia
moglie e figli. Arrestato.
Napoli, 15 febbraio: tenta di strangolare la madre, dopo
averle estorto
denaro e averla picchiata, 17 anni, per il videopoker.
Roma, 11 febbraio: noto attore prende al moglie a
schiaffi e pugni, la minaccia
con un coltello, la chiude in casa col figlioletto e va a
teatro.
E lelenco potrebbe essere interminabile.
Sono storie diverse accomunate da simili protagoniste: le
donne.
Che nella società civile godono di indiscussi diritti e
notevoli vantaggi,
i tutti i settori: essere picchiate sempre e volentieri,
alla prima occasione
di conflitto. Essere discriminate nel mondo del lavoro,
quando chiedono
il rispetto dei loro ruoli (maternità, educazione dei
figli), e anche quando
non lo chiedono (basterebbe leggere tra le cronache delle
molestie sessuali
nei luoghi di lavoro). Essere sempre le ultime a poter
dire la loro, vittime
di pregiudizi, "patriarcalismo", razzismo
biologico, ignoranza.
Quante donne nel centro e nel sud Italia (ma anche
nellemancipata Milano)
inghiottono ogni giorno violenze verbali, fisiche,
psicologiche, senza neppure
denunciarle?
E quante, denunciandole, si sentono rispondere che senza
prove nella migliore
ipotesi possono fare un buco nellacqua, nella
peggiore subire contro denunce
e ritorsioni criminali?
Che cosa dice il codice penale sul tema?
Dovremmo chiederlo a quei legali che appena sentono
parlare di violenza
femminile, mettono le gambe sulle spalle. Ma preferiamo
scorrere oltre,
la lista è lunga, e cè anche chi, con coraggio e
competenza, difende queste
donne, e chi, nelle forze dellordine, si assume
rischi venendo spesso anche
sottoposto a provvedimenti da parte dei superiori. Che
non amano farsi nemici
influenti.
Il discorso potrebbe allargarsi, abbracciando la
corruzione, le organizzazioni
malavitose, una mentalità radicata nei geni
dellitaliano, che vede la donna
come unappendice ai suoi bisogni, scopi, obiettivi.
Invece noi vogliamo stringerlo, questo tema. Vogliamo
accorciarlo. Vogliamo
cambiarlo. Noi donne siamo stufe di abusi e soprusi, di
diritti che diventano
rovesci, di ingiustizie più o meno taciute
nellambiente domestico, lavorativo,
sociale.
Vogliamo uscire alla luce del sole, felici di essere
donne, consolidando
il nostro destino, che è quello di dar luce a esistenze
nuove, migliori,
evolute: a nuovi uomini.
Monica Renna
monirenn@tin.it
|