Non raggiunto il quorum ai 4 referendum sulla fecondazione assistenza. Oltre 10 milioni hanno votato SI', solo 1 milione e mezzo i NO LA CHIESA E I REAZIONARI VINCONO IL ROUND. MA LA BATTAGLIA CONTRO LA LEGGE 40, LA MORALE OSCURANTISTA CATTOLICA E LA REAZIONE CONTINUA Far leva sulla forza dei Sì per vincere la battaglia. La "sinistra" borghese, con in testa Prodi e Bertinotti, non si è impegnata a fondo GIU' LE MANI DALL'ISTITUTO REFERENDARIO Il 12 e 13 giugno per i referendum sulla fecondazione assistita è andato alle urne un elettore su quattro: il 25,9%, il 25,6% considerando anche gli elettori all'estero. Non è stato dunque centrato l'obiettivo del quorum del 50% più uno, necessario a rendere validi i referendum che chiedevano l'abrogazione parziale della legge 40 sulla fecondazione assistita. La percentuale dei votanti è stata leggermente superiore (+0,2%) rispetto all'ultimo referendum di due anni fa sull'articolo 18 dello "Statuto dei lavoratori". Al Centro Italia (33,4%) e al Nord (29,8%) la partecipazione al voto è stata quasi il doppio rispetto a quella del Mezzogiorno (15,9%) e delle Isole (18,7%). Il record di partecipazione spetta all'Emilia-Romagna (41,6%) e alla Toscana (39,8%). Seguono Liguria (34,1%), Lazio (31,5%), Friuli Venezia-Giulia (30,2%) e Piemonte (30,1%). Nelle province si sono attestate sopra il 40% Bologna (47,4%), Livorno (46,2% e a Piombino è stato centrato il quorum col 50,7%), Firenze (45,9%), Siena (44%), Ferrara (43,%), Modena (42,7%) e Pisa (41,5%). La più bassa percentuale di votanti si registra in Calabria (12,7%) e nelle province di Vibo Valentia (10,7%), Crotone (10,8%) e Cosenza (11,4%). I SI' E I NO Seppur senza efficacia concreta, va registrato che ovunque i SI' hanno stravinto in tutti e quattro referendum con percentuali che stanno intorno al 90%. Solo sul quarto referendum sulla fecondazione eterologa i SI' si sono attestati al 78,2%. Così in dettaglio: referendum n. 1, libertà di coscienza sugli embrioni 89,2% SI' e 10,8% NO;n. 2, limiti all'accesso alla fecondazione assistita 89,9% SI' e 10,1% NO; n. 3, diritti del "concepito" 88,8% SI' e 11,3% NO; n. 4, fecondazione eterologa 78,2% SI' e 21,8% NO. La percentuale più alta dei SI' è stata registrata in Toscana (93,4%) nel secondo referendum con record assoluti a Livorno (94,7%) e Firenze (94,3%). Mediamente sono stati oltre 10 milioni gli elettori che si sono espressi per il SI' e solo un milione e mezzo quelli che si sono espressi per il NO. Si tratta di un risultato al di sotto delle aspettative dei sostenitori del SI'. Ma certamente non disprezzabile se si considera la situazione politica in cui è maturato e i rapporti di forza in campo e il fatto che in gran parte esso è il frutto di una mobilitazione per lo più spontanea come mai era avvenuto nelle passate consultazioni. LA CAMPAGNA ASTENSIONISTA Le forze del SI' sono state letteralmente soverchiate dalla campagna astensionista promossa e guerreggiata in prima persona dalla Chiesa cattolica e sostenuta da tutta la reazione italiana, compresi i presidenti di Senato e Camera, Pera e Casini, e il leader della Margherita Rutelli. Non solo l'episcopato italiano rappresentato dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) e dal suo presidente cardinal Camillo Ruini, ma addirittura papa Ratzinger in prima persona sono scesi in campo direttamente per intimidire e condizionare l'elettorato italiano e far fallire i referendum. Mai in passato si era assistito a una ingerenza così diretta e pesante delle alte gerarchie ecclesiastiche negli affari interni dello Stato italiano. Ratzinger, intervenuto più volte a sostegno dell'impegno della CEI nella campagna referendaria, l'8 giugno, ormai alle porte del voto, ha addirittura fatto esplicito riferimento all'astensione ribadendo in modo ricattatorio e terroristico che "E' dovere del credente astenersi da tutto ciò che rende offesa a Dio". Quella della Chiesa cattolica è stata una campagna martellante, militante, mistificante, condita spesso da toni catastrofici e intimidatori che disegnavano scenari futuri apocalittici. E soprattutto è stata una campagna capillare, forte com'è delle sue 28 mila parrocchie sparse su tutto il territorio nazionale che hanno assicurato un vasto controllo tanto più asfissiante nelle piccole città, nelle campagne e nel Sud dove non a caso l'astensionismo è stato molto più alto rispetto alle grandi città del Nord e del Centro. Un controllo favorito da una tattica elettorale, quella astensionista, volta non solo ad accapparrarsi l'astensionismo "fisiologico" ma anche a togliere, in particolare ai cattolici, la segretezza del voto e quindi a condizionarne ancor più la scelta. Noi ce l'abbiamo messa tutta. I militanti e i simpatizzanti del PMLI non hanno veramente nulla da rimproverarsi. Anzi abbiamo solo da ringraziare profondamente e con molta riconoscenza i militanti e i simpatizzanti del Partito che non si sono risparmiati nel sostenere le squadre di propaganda per i 4 SI' ai referendum e per sostenere generosamente i Comitati per il Sì. Non altrettanto si può dire della "sinistra" borghese che non si è impegnata a fondo in questa battaglia. Essa è venuta meno al suo dovere di informare, spiegare e sostenere con forza le ragioni del SI'. Ne sono testimoni la scarsa propaganda, l'assenza di dibattiti, la diserzione delle piazze da parte dei massimi leader dei partiti del "centro-sinistra" a cominciare da Prodi, che non ha nemmeno dichiarato come avrebbe votato, e da Bertinotti clamorosamente latitante in questa campagna referendaria. La "sinistra" borghese ha lasciato a se stessi i Comitati per il SI' che spesso sono nati per spinta spontanea di singoli e settori di base, specie femminili, senza sostegno, forze e mezzi organizzativi ed economici da parte dei gruppi dirigenti. Alla luce di ciò appare ancor più grave l'accusa di "passività" e "indifferenza" mossa al popolo italiano da parte di Bertinotti all'indomani del voto in Direzione nazionale del suo partito. Invece di puntare il dito su se stesso e sui partiti con i quali aspira a governare che da tempo sviolinano serenate al Vaticano e al papa legittimandoli come depositari di valori culturali, etici e morali "universali". Basti ricordare i tentennamenti di D'Alema sui referendum e in particolare su quello sulla fecondazione eterologa, o le recenti riflessioni mistiche di Bertinotti per dimostrare quanto la "sinistra" borghese abbia abiurato di fronte alla Chiesa cattolica e alla sua morale oscurantista. Per propria conversione spirituale una volta rinnegato il comunismo e per calcolo politico visto che aspira a governare l'Italia capitalistica col benestare del Vaticano. LA STRATEGIA EGEMONICA DELLA CHIESA Così la strategia egemonica Vaticana si trova la strada spianata. Una strategia che mira a recuperare pienamente la centralità della Chiesa cattolica nella vita politica italiana e mondiale. Una strategia ormai palese. "Abituatevi aveva conclamato Ruini il 29 aprile in un'intervista al "Corriere della sera" -. La Chiesa parlerà a voce alta perché la situazione lo impone, perché è suo dovere, prima ancora che suo diritto". Nella stessa intervista aveva anche ribadito che "La Chiesa italiana è un punto di riferimento e una fonte di ispirazione, e di ciò deve avere sempre coscienza: anche perché abbiamo le risorse per non subire passivamente il processo di scristianizzazione": Ossia all'Italia spetta il ruolo di punto di riferimento dell'"identità cristiana" in Europa e nel mondo e di quel "movimento di rinascita cristiana" a cui Ruini si ispira. Un ruolo ideologico, culturale e politico che la Chiesa cattolica ha deciso di giocare in prima persona, senza mediazioni e alleandosi volta volta con partiti, governi e Stati disposti a condividere la sua morale, la sua etica e i suoi valori dogmatici, oscurantisti, antiscientifici, conservatori e reazionari in tema di famiglia, rapporti fra i sessi, sessualità, diritti civili, scienza, rapporti sociali e politici. Non c'è dubbio che la Chiesa cattolica ha trovato nel governo del neoduce Berlusconi più che una sponda dal momento che egli ha pienamente restaurato in Italia il motto mussoliniano "Dio, patria e famiglia" in politica interna come in politica estera e assecondato i diktat vaticani proprio a proposito della legge 40 allorché il governo blindò la legge in parlamento precettando i parlamentari della Casa del fascio per impedirne ogni modifica. CONTINUA LA BATTAGLIA La Chiesa e i reazionari hanno dunque vinto il round sulla fecondazione assistita, ma la partita non è ancora finita. La battaglia contro la legge 40, la morale oscurantista e la reazione continua. Occorre far leva sulla forza dei SI', su quei 10 milioni di elettori che hanno resistito coraggiosamente e attivamente, per continuare la battaglia che ha come obiettivo non solo la difesa della salute della donna e la libertà di ricerca scientifica, non solo la difesa della legge 194 sull'aborto oggi ancora più in pericolo, ma anche l'affermazione di valori morali, etici e sociali progressisti, democratici, liberi dalle catene dell'oscurantismo e dal dogmatismo religioso cattolico, primo fra tutti la giustizia sociale e l'uguaglianza economica, sociale e fra i sessi. In quest'ambito occorre anche vigilare perché non venga manomesso e cancellato l'istituto referendario, come già da più parti si va proponendo per esempio attraverso l'aumento da 500 mila a 1 milione il numero delle firme necessarie per proporlo. Al contrario occorre rivendicare l'abbassamento del quorum e l'istituzione anche del referendum propositivo da affiancare a quello abrogativo già esistente. (Articolo de "Il Bolscevico", organo del PMLI, n. 24/2005) |