Invio
alcune riflessioni sul recente voto referendario a) le persone sembrano assumersi sempre meno responsabilità, come del resto gli amministratori ed i politici, e se ne fregano di problemi che non li toccano, pur essendo questioni di notevole importanza, anche perché b) rispetto a trent'anni fa (per il divorzio si è votato, credo nel 1974) i giovani sono molto meno "impegnati", pensano molto a sé stessi, non fanno politica( se non una minoranza) e non ci sono i luoghi (vecchi partiti) dove farla. E poi, c) ci sono, probabilmente molto più anziani rispetto ad allora che nemmeno si sono interessati alla questione, presi dai problemi del reddito, delle malattie, del vivere quotidiano, della solitudine e che guardano (purtroppo) molta televisione di disimpegno. Che siano in pochi a votare, una percentuale sempre più bassa (anche se in verità nelle ultime regionali in Italia si è andati in controtendenza, superando il 7o%) , non è certo cosa positiva, in quanto tutti noi viviamo in una realtà guidata da quelli che eleggiamo e che comunque determinano il nostro destino , tra cui anche guerra e pace. Fuggire non è mai responsabilità. Ed in ogni caso meno si interviene (come nel votare ad un Referendum) più si permettono abusi e prepotenze. Non si venga poi a dire che queste sarebbero le democrazie. Queste sono le dittature del potere economico mondiale che manipolano l'informazione e la comunicazione ed , attraverso queste, la coscienza delle persone. Alla fine c'è chi si convince per sempre che è inutile partecipare e votare ed i potenti raggiungono il loro scopo: avere campo libero nello spartirsi le ricchezze del mondo. Si arriva all'assurdo di dire che "non votare è un diritto!". Chi pensava nell'epoca della conquista dei diritti civili, gli anni settanta, si sarebbe arrivati a tanto! AdG |
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