intervista al fotografo ANDREA FANTINATO

di massimo d'andrea

Andrea fantinato delle sue opere di come praticamente nasce un’opera.

Si guardi, io ho fatto fotografie, le mie sono opere fotografiche, parlano della mia ricerca partita ancora anni fa rispetto la voglia di immortale delle immagini, delle emozioni, catturarle e portarle su carta stampata, in diversi campi, è partita in viaggio la mia ricerc, l’ho poi approfondita anche in altre occasioni, come tema principale in viaggio, sto poi portando avanti oltre una ricerca sull ‘immagine sul corpo umano, sulla donna.

Perché lei è spinto a fare questi lavori?

Io: Ciò che spinge la mia ricerca è di fondo la mia curiosità di andare oltre al primo impatto visivo di cercare, di scavare oltre quindi di cercare il contrasto, di cercare l’espressione del viso, di cercare quel momento nella natura o comunque nella quotidianità che possa emozionare, la mia ricerca parte da questo.

Un’artista ha bisogno dei critici o i critici hanno bisogno dell’artista.

Secondo mè probabilmente i critici hanno bisogno dell’artista, dopo di chè la parola artista va associata alla ricerca, di conseguenza la ricerca va affrontata e cercata nello studio, e anche negli altri lavori che vengono fatti da altri artisti e anche dallo studio dei critici stessi, indubbiamente.

Questo non succede più però, ormai c’è la fila per andare dai critici.

Infatti ha perfettamente ragione, questo non sta succedendo, questo è come penserei io, la mia idea d’arte è questa, poi la realtà è un po’ diversa.

Senta da quanti anni è che opera nel campo dell’arte.

Diciamo che ho iniziato circa 6 anni fà, prima mi ero avvicinato circa 10 anni fa da un punto di vista culturale, poi ho iniziato con la fotografia e con il design, facendo diversi lavori, soprattutto nell’ambito fotografico, ho iniziato lavorare seriamente 6 anni fa e tutt’ora porto avanti diversi lavori soprattutto legati al viaggio ma non solo.

le volevo chiedere una cosa, con quale macchinette opera, le digitali o altre?

No no attualmente io sono volutamente fermo all’analogico, quindi attualmente uso un a Nikon, sono fermo all’analogico nel senso che poi le porto digitale ma il supporto iniziale principale, cioè l’impressione viene data alla pellicola, non solo secondo mè, ma principalmente secondo mè, siamo ancora lontani dall’emozione che può dare l’impressione sulla pellicola rispetto alla digitale.

Anche tecnicamente..

Si anche tecnicamente siamo più lontani, diciamo che attualmente sul digitale si riesce intervenire fin lì invece con il manuale si fa ciò che si desidera… in qualche maniera..

Le volevo chiedere come mai secondo lei negli artisti in questo periodo come non mai manca un riferimento sociale soprattutto anche nei fotografi, che a parte i report che fanno un mestiere, con tanto di capello, perché rischiano in prima persona la loro vita, anche se alcune volte non possiamo definirle fotografie artistiche possiamo, definirle spesso documento della realtà ma non fotografie che denuncino artisticamente la realtà. Perché questa assenza?

Mha probabilmente dal mio punto di vista è un po’ legata alla nostra contemporaneità che manca di idoli, io parlo per mè stesso, mi ritengo ancora giovane quindi critico verso mè stesso in questo versante, mancanza di idoli dal  mio punto di vista e quindi anche l’idea che in reltà si fa su altre idee precedenti quindi una mancanza di identità fotografica, senza ombra di dubbio siamo in questa fase qui, c’è quindi un po’ una mancanza…di una direzione di un vicolo..

Le volevo chiedere, lei prima diceva che sta facendo dei lavori sulle donne, o con le donne perchè sulle donne mi pare un po’…

Con le donne…

Massimo rispetto con chiunque a prescindere dal sesso con qui si lavora, le volevo chiedere, che lavori sta facendo?

Ho portato avanti dei lavori in bianco e nero sull’ espressione, ritrattista, movimento altri lavori poi legati alla sospensione…all’elevazione della donna.

... gallerie esposizioni cosa ricorda con maggior piacere e cosa ricorda invece con dolore?

…con piacere io ho avuto delle esposizioni, una personale che ha girato, che non ha mai avuto spazio nelle gallerie, sempre esposizioni esterne legate a dei gruppi che organizzavo… gruppi spontanei, così si possono definire, che proponevano dell’arte, gallerie per ora ancora molto lontane, non ho mai avuto l’opportunità, i gruppi spontanei che chiedevano le mie opere da esporre, delle persone che credono nel messaggio dell’arte, si fanno portatori di questo messaggio tramite degli eventi che organizzano.

e con dolore?

la difficoltà di esporre..

Però vi lamentate tutti di questa cosa, vi lamentate che non volete i critici perché giustamente, sono i critici che devono fare un lavoro di storico dell’arte tra virgolette quindi sono loro che devono cercare le operazioni visive che ci sono in atto, vi lamentate del denaro dei costi eccessivi per un’esposizione truffaldina, o le collettive truffaldine o caserecce dove non si capisce niente o che vengono appesi più quadri possibili perché comunque in questo modo si riempie la galleria al giorno della prima, perché ognuno porta i parenti, e poi si svuota con tristezza nei giorni successivi ma nessuno di voi ha preso in considerazione internet..

è vero..

la mia domanda è…c’è una problematica rispetto agli artisti o chi opera nell’arte per quanto riguarda l’informazione e qui torniamo a quello che dicevamo prima che è quella che nei quadri e nelle opere scompare inevitabilmente il sociale, oppure c’è un rintanarsi in cose comunque antiche e aver paura di un presente e non saperlo controllare oppure inserirsi…. senza perdere la propria creatività, che sta succedendo all’artista?

Guardi come si diceva prima, probabilmente è un periodo di evoluzione sociale ma non solo, sto parlando per mé stesso, c’è una difficoltà di comunicare che parte anche come presa di coscienza dettato da questo periodo, poi l’artista di per sé ha difficoltà di comunicare, in qualche maniera.. mi permetta questo passaggio, in senso no di non sapere comunicare con le sue opere ma di promuovere comunque i suoi lavori.. qui sto parlando di mé … per quanto mi riguarda..

ma questa difficoltà di comunicare è nata perché siete soli.. perché vi siete rintanati, perchè mancano collettivi?

Ma in realtà i collettivi ci sono..in primis probabilmente la mancanza di saper utilizzare a fondo le varie opportunità di internet, che probabilmente non viene utilizzato nel suo totale dal mio punto di vista, dobbiamo fare nostra questa nuova frontiera, perché in termine di eventi, si può considerare l’avvento di internet un evento nuovo, saperlo usare.. perchè dal mio punto vista non riusciamo usarlo ancora in maniera totale.. e quindi questo potrebbe essere un primo passo per sapere riprenderci una serie di spazi, lei prima faceva riferimento a tutta una serie di critiche legate alle gallerie, io finora non mi sono sentito di portare avanti un’accusa così a spada tratta perché in qualche maniera sto cercando di capire come comunicare meglio i lavori che faccio, quindi devo ancora prendere totalmente coscienza di questo, un passaggio probabilmente fondamentale è affrontare l’etere, internet.

… per comprendere meglio la sua operazione, che cosa pensa di lasciare alle generazioni future con le sue opere con i suoi lavori?

Se lei ha avuto modo… e probabilmente le sta visionando, io ho fatto e sto portando avanti dei percorsi visionari ma non solo.. anche molto reali, ho proposto dieci opere legate al viaggio e dieci legate alla donna.. ho fatto un parallelo, che il risultato è ricerca da una parte e dall’altra…nei confronti della donna è quanto essere umano…volevo sottolinearlo..

Attendo sempre che un uomo faccia lavoro sugli uomini.. ho visto delle donne che ha fatto dei lavori sul proprio corpo.. sulle donne…spesso hanno difficoltà di fare lavori sugli uomini, viceversa vedo che gli uomini fanno lavori spesso lavori sulle donne.. perchè accade questo?

Probabilmente è da ritrovare in un senso più generale nell’essere uomo e donna, in quanto mentalità che ci ritroviamo.. è giusto probabilmente lavorare in questa mentalità abbattendo delle barriere, che ci sono..

Certo ..culturale

Si è giusta la sua considerazione…

Lei sta facendo dei lavori sui uomini, sul viaggio.. cosa lascia alle generazioni future attraverso i suoi lavori?

Io: Penso di lasciare… voglio usare un po’ di… delle emozioni legate a delle espressioni di viso legate a un momento .. diciamo che il mio scatto in qualche maniera vuole essere un momento che crea l’emozione.. in conseguenza che può permettere alle generazioni future di vedere ciò che non vedranno, o vedranno.. in maniera diversa  anche con altri occhi, perché la crescita di una società permette di avere  altri occhi.. io spero di riuscire in questo momento contemporaneo di immortale qualcosa che vedo, in questa realtà..

Quello che siamo insomma…. Chiudo con un’ultima domanda che a lei sembrerà centrare nulla ma invece centra tantissimo, soprattutto con chi opera nel campo dell’arte.. a proposito lei vive d’arte?

No

Che fa nella vita?

in questo momento collaboro con architetto nell’ambito dell’architettura d’interni, e lavoro nel sociale con un’organizzazione in particolare ora in una comunità per minori, in qualche maniera.. per aumentare la mia sensibilità ho scelto di fare questo percorso..

Perché una società intera uccide sempre i poeti, o la diversità o comunque si accanisce contro la diversità?

Perché è di difficile comprensione…la diversità crea dubbi, il dubbio è difficile da affrontare, il dubbio crea malessere in qualche maniera, quindi la visione diversa o la visione data da diversi crea una base di disturbo per la società.

e con questo ci lasciamo, io la ringrazio per le sue opere e per il suo intervento, un abbraccio.

Grazie..