di massimo d'andrea Allora, parliamo con Melo Franchina, fotografo che ci ha colpito per le sue immagini dei cieli e della pace, un impegno, fra virgolette sociale, anche nel condurre, appunto, unoperazione fotografica. Fra laltro è bellissima la sequenza della bandiera della pace che poi, piano piano, si smonta e svanisce. Allora, da quanto tempo fotografa ? - Dai tempi delluniversità. Facevo architettura e mi sono concesso come regalo una macchina fotografica e, da allora, praticamente, sto con la macchina fotografica in mano. - Senta, ma è una digitale, adesso, oppure è sempre la stessa? - Da un anno ebbene sì è digitale, anche se ancora continuo con - Certo cè una differenza enorme, no? - Sì, però devo dire che anche la digitale ho scoperto che da possibilità diverse, che non immaginavo. Infatti ho avuto una resistenza. però alla fine ho voluto provare la digitale e - Le sue immagini sono ritoccate al computer? - No, tento assolutamente di no. Soltanto alcune, che mi piacciono particolarmente, se sono un po scure allora - Come nasce questa sequenza sulla pace che ci ha inviato? - Bhè, intanto nasce parallelamente ad un impegno, come ha visto dalle immagini che ho mandato, anche di pittura ed installazioni varie, che si legano con larch - stavo dicendo con larchitettura, che è la mia professione con la fotografia. Io cominciavo ad intuire quello che sarebbe successo al Movimento Altermondialista, alla pace diciamo ad una specie di museruola che sintravedeva. Probabilmente non immaginavo fino a questo punto, con il nuovo governo, il cosiddetto governo amico. Per cui da un anno io avevo questa bandiera che sventolava sul terrazzo della mia casa a Salina, la fotografo e ne vedevo le trasformazioni progressive: man mano perdeva diversi colori, guarda caso perdeva i colori più caldi! E la filmavo, anche, contemporaneamente. Fino a quando, lanno scorso, ho deciso che era il momento di prenderla e toglierla da quel contesto per farci quellopera che poi ho fatto, che si chiama, appunto: La pace nellera del governo amico. Che ha coinciso con un invito, che è venuto da Acrobax, di fare una mostra sugli Equilibri, con i miei colleghi di Arte X. E quindi ho preso i resti della bandiera e li ho composti fra due fogli di plexiglas, inchiodandoli con dei chiodi arrugginiti, che mi sembra, appunto - Abbastanza significativo .Senta, volevo sapere di altre opere impegnative come nasce questa fotografia dimpegno, come le nasce dentro unopera lei gira con la macchina fotografica e dice: eccola? - La mia attività artistica si sposta su due filoni. Da un lato cè laspetto rivolto al mistero della vita, che mi affascina sempre. Come se io, in questo senso, sono ancora un bambino: penso che lartista rimanga in qualche modo un bambino. E quindi, in questo senso, sono affascinato dalla natura. E, siccome cammino spesso con la macchina fotografica, allora colgo immagini. Dallaltro lato cè il mio impegno diciamo politico, che mi ha portato in pieno nel Movimento contro la guerra. Per cui anche lì, se parliamo dimpegno, ho in qualche modo documentato, se vogliamo, tutta lattività di questi anni del Movimento. Infatti ho fatto una mostra, alla Provincia di Roma nel 2003, che si chiamava: Finché tutto sarà chiarezza, che, appunto, esprimeva bene era una mostra fotografica, con dei dipinti e con delle installazioni di poesie ecc che esprimeva bene quella che era, in quella fase, diciamo la mia visione del Movimento della pace. Avevo la possibilità dimmaginare ancora se vogliamo precedente alla delusione che poi cominciava ad arrivare con laltra opera immaginare ancora questa possibilità di speranza che il Movimento riuscisse a fermare le tante guerre delle superprepotenze come le chiamo io che ormai diventano indiscutibili nel loro potere di fare e disfare. - Sulle nostre teste finalmente parliamo con un fotografo che non voglio utilizzare questo termine sinistra che, diciamo, ormai è bello che spacciato comunque, dimpegno umano, mettiamola così. Volevo sapere però per quale motivo, a parte lei e qualcun altro, larte è sempre più distante dagli avvenimenti ed accadimenti sociali? - E quello che mi chiedo pure io, infatti. Perché molto spesso, alcune mie opere, sono considerate politiche, come se ci fosse prima la politica che larte. Invece dal mio punto di vista è il contrario: è come se larte, in un momento in cui la politica quasi si annulla e diventa poca cosa, è come se larte assuma su di sé un ruolo: quello di far vedere come dico io linvisibile, quello di riuscire a comunicare questa assenza che cè dietro. Quindi per questo, dal mio punto di vista è il contrario. - Larte è responsabile quindi - Sì. A parte che in qualsiasi nostra manifestazione noi facciamo politica. A me fa ridere chi dice io non faccio politica. In ogni nostra manifestazione noi facciamo politica, anche quando diciamo che non la facciamo, perché in quel caso deleghiamo qualche altro. - Esatto. Poi cera una bellissima frase di un grande scrittore, il quale affermava che se non tinteressi di politica la politica sinteressa di te, comunque, tutti i giorni. - E comunque, ti sovrasta in ogni caso. Io però farei una distinzione. Il mio tipo di arte viene naturalmente influenzato da quello che sento io. E siccome io sento una sorta di lacerazione: tutto quello che il mondo ci catapulta addosso, attraverso i giornali, la televisione, ecc, è come se io lo faccio mio! Mi sembra che a volte - Virginia Wolf parlava del dolore della guerra - ecco, questo dolore mi entri dentro. Allora, a quel punto, io lo sento arrivare è una cosa ciclica. E come se ci sono dei giorni in cui io sto col malumore, fino a quando mi arriva questa voglia, limpulso di far uscire fuori quello che in qualche modo covava dentro. A quel punto nasce una mia opera, che spesso è riferita alla guerra perché la guerra, in questo momento . - Ci attanaglia - E ci ha coinvolti tutti. De Andrè diceva: Siamo lo stesso coinvolti. - E bello sentire che la sua emozione non ha confini, non è unemozione individualista, o introspettiva, ma è unemozione che riesce ad andare oltre i confini di qualsiasi paese o nazione, qualsiasi orizzonte. E bello sentire che il dolore altrui, anche se distante migliaia e migliaia di chilometri, diventa proprio. Questo dimostra forse quella sensibilità che a sinistra non cè più. Perché poi basterebbe guardarci anche intorno per trovare drammi negli operai, negli affitti delle case E tutto questo non cè nellarte: queste denunce sociali non ci sono più nellarte contemporanea. Quasi come se fossero inutili, come se si potesse trovare una chiave più ampia per poi comunicare. Però il mondo è fatto anche di piccole cose. Non ci dimentichiamo che artisti precedenti, come Goja e Van Gogh ecc, gli espressionisti non si sa quante volte le ho dette, li ho citati, in queste interviste hanno comunicato le piccole cose con una sensibilità gigantesca. Basta pensare ai Mangiatori di patate, a Guernica Tornando a lei, volevo sapere: quali sono i suoi rapporti con i critici? - Ma, diciamo che lufficialità dellarte forse è legato al discorso precedente un po mi disturba, se vogliamo, anche perché sono convinto che viviamo un periodo che forse potremmo chiamare di crisi Baudrillard addirittura sostiene che il mercato dellarte si rifà ad una predizione di Baudelaire addirittura è diventato la più evidente parodia dellideologia del mercato. Allora, quando larte diventa inseguimento dellesposizione - probabilmente qui sta anche la risposta a quello che mi chiedeva prima a quel punto devia da quello che è il suo compito che, probabilmente, è quello di essere più aderente alla realtà dei fatti, di non entrare in un meccanismo di mercato e, quindi, economico, e quindi che ci porta lontano da quelli che, appunto, sono i sentimenti, le emozioni che la vita di tutti i giorni ci mostra . - Certo un grande mare è fatto da piccole gocce. Quindi lei è distante anche dai critici. Per quanto riguarda gli spazi, invece, vogliamo parlarne un attimino? Ci sono spazi, mancano spazi per esposizioni? - Assolutamente sì, mancano. Io vivo a Roma e mi accorgo che mancano. Sono in contatto con diversi artisti che hanno voglia anche giovani artisti che avrebbero voglia di portare avanti delle cose, di comunicarle. Però mi accorgo che il problema è sempre quello. Questo fa parte pure, probabilmente, di quella crisi di cui parlavamo . - Bhe, questa non è tanto crisi, però. Il fatto di non lasciare spazi significa non far camminare. E non facendo camminare, significa che poi passa sempre la solita linea della sottocomunicazione culturale del potere. Il che vuol dire che noi rimaniamo sempre imbecilli - come si dice a Roma - ed il potere continua a giostrarsi i suoi malaffari, insomma. - Sì, sì, è in questo senso che io parlo di crisi, perché se ci fosse più attenzione allora le cose potrebbero andare anche in una direzione diversa. Questa attenzione io vedo che manca e questo, per me, è un elemento di crisi. Questa vostra iniziativa mi è sembrata e per questo ho voluto partecipare, anche con un certo entusiasmo, pur se lho dovuto fare in fretta perché lho saputo gli ultimi giorni mi sembra invece una bella iniziativa. Fra laltro che venga da una istituzione, mi sembra anche un fatto significativo. - Cè una collaborazione con listituzione. - Esatto. In questo contesto di disattenzione, diciamo, allora diventa un elemento positivo che si possano aprire spazi moderni di comunicazione. - Noi siamo finiti su web perché mancano spazi, avremmo avuto piacere di mostrare quello che fate nei luoghi pubblici. Ma non ci sono. A Roma non ci sono. - Io da anni ho in mente una mostra particolare una sorta di labirinto che presuppone però uno spazio enorme, che non riesco a trovare e quindi - Melo Franchina, mi dica per ultimo, e poi ci lasciamo, su cosa sta lavorando, quali sono le prossime immagini alle quali si sta dedicando? - Ecco, in questa fase che sono anche in vacanza in unisola che amo molto, vorrei poter staccare la mente, per un po, ed andare nella direzione dello sguardo rivolto al mistero della vita. Quindi sto lavorando, per ora, sulla sensualità delle forme. Vedremo - Allora, noi la lasciamo. Le faccio solo unultima domanda: perché una società intera e questa lho fatta a pochi, insomma, che mi sono sembrati comunque attenti nel colloquio. Non certo, a chi non lho fatta, penso che sia totalmente distante dal nostro modo di pensare però mi scaturisce naturale perché una società uccide i poeti? - Perché, probabilmente, diventa sempre più attenta alleconomia e, quindi, perde lanima, in qualche modo. - La ringraziamo. Un abbraccio forte. |