INTERVISTA al pittore PINO SPADAVECCHIA

di massimo d'andrea

Parliamo con Pino Spadavecchia che ci ha inviato queste Opere,tra l’altro meravigliose. Cominciamo a chiedergli: Ci sono degli interventi anche sulle immagini fotografiche, ci racconti come si sviluppa una sua Opera.

Niente, entro immediatamente nell’Opera, prima del lavoro vero e proprio. Con l’idea entro tra la gente, perché questa mi da vita, ci da dignità. Voglio questa maniera per parlare con loro attraverso i miei lavori. Dal 1999 non riproduco più quello che mi è attorno, prendo quello che mi serve dalla gente riportata su foto. La mia idea è quella , attraverso le mie Opere, di ridargli vigore, che probabilmente non hanno avuto nella loro vita terrena. Molte foto vanno nei tempi andati, ieri, l’altro ieri: Ci parlo con il mio pensiero, il mio gesto. Attraverso la mia mano,arriva la pittura.

Certo, ci sono alcune Opere, tipo Mobbing, Il Soldato, Mobbimg 3 in cui si evidenzia la Sua partecipazione sociale. Volevo capire, se questa Sua partecipazione, noi siamo stati fortunati perché ci sono molti pittori che la applicano. Mi chiedo, come mai manca nel resto dell’Arte.

Ma là dipende da ognuno di noi.Per quanto mi riguarda ho sempre tenuta viva la cosiddetta partecipazione: continuo a quello che accade intorno alla mia famiglia, alla mia nazione, al mondo intero. Tutto quello che è vivo, dal fiore all’ultimo degli uomini. Gli eventi straordinari quale la guerra, purtroppo non più straordinari. Quella del ’45. Altre ne sono arrivate. Ce ne sono tante. In sintesi ho il dovere come uomo, come cittadino, come padre, come artista di partecipare a questi “ fenomeni “ straordinari attraverso il mio lavoro, la mia arte.

Certo ha il dovere, bisogna...

Ho il dovere. Per me è fondamentale. Se no, facciamo un’altra cosa.

L’Arte ha bisogno dei critici ?

L’ Arte ha bisogno dei critici in quanto bravi. Intendo quando vanno a trovare gli artisti e viceversa. Mai un monologo. Mai una cosa sola . A volte succede che il critico diventa una entità assoluta, una specie di piramide. Lui in cima e, una massa informe di Artisti, più o meno bravi, che gli fanno la corte. In sintesi tentano di salire , con fatica immane, quei tanti gradini della piramide anzi detta. Rimane, per me, inconcepibile. Quindi, se il critico lavora è la conseguenza logica perché l’artista ha lavorato. Se interloquiscono tra di loro, in tempi serrati e, non una tantum, ci guadagnano tutti. L’Arte e, poi la Storia.

Certo,adesso accade totalmente l’inverso

Una piramide rovesciata, perché l’artista, purtroppo per vivere o sopravvivere, o per rendersi più vivo, tra la moltitudine di artisti che fa arte o crede di farlo, necessiterebbe di un attimo di onestà. Non farebbe male a nessuno: Un equilibrio perfetto. Una cosa molto bella. Farebbe bene a tutti.

Senta, Pino Spadavecchia, ci sono problemi anche per gli spazi gestiti dalle gallerie. Perché accade questo?

Perché vogliono vivere bene, molto bene. Molte di loro portano avanti delle cose molto belle, delle ricerche interessanti.Altre, parlo dell’Italia e, del mondo intero fanno dell’arte, dell’onestà , presupposto principe dell’artista una merce a codice a barre. Un mercato da vendere quanto più possibile, per la loro immagine. Quasi nulla rimane all’artista.Il soggetto creativo diventa orfano del suo lavoro, della sua dignità. A volte segue la corrente.

Quindi l’artista è soggetto a critici e gallerie.

Molte volte accade. Non è piacevole.

Torniamo alla sua arte. Una tecnica fotografica-pittorica, oppure è soltanto una tecnica fotografica. Poi lei interviene con la pittura, con fhotoshop, immagini…

Pino Spadavechhia : No. Uso il computer, ma lo odio da morire, non sono neanche bravo, Tra l’altro. Sono più bravo con il mio pensiero.Almeno credo.Le foto io le vedo, ho degli scatoli pieni. Immagini qualunque. Le prendo, una per volta e, le riporto su una superficie. A volte intervengo con la pittura. Altre volte non faccio nulla. L’immagine racconta una storia sua, mi basta.Lascio tranquilla l’immagine. Mi basta. Alla fine, non la violento.

Certo. Quindi, una ricerca di immagini…

Immagini belle,come dicevo. Uomini qualunque…..operai, dottori, uomini della strada. A me va bene. Gente che non ho mai conosciuto. Però mi interessa la loro storia. La loro è quella di mio padre, di io nonno, anche la mia e quella dei miei figli.

L’uomo come Storia. L’uomo come impronta...

Appunto l’uomo come Storia, come idea alta dell’Umanesimo, Di intelligenza, Anche se ha volte viene meno. Una intelligenza che vada con mano alla collettività, alla dignità dell’uomo stesso.

Senta Pino, quando interviene, però lo fa a livello informale. Come fa ad accostare, in modo cosi geniale, se vuole, l’informale con l’immagine?

Credo che l’informale sia la frantumazione dell’immagine. Elaborato, quello che rimane del pensiero. Quindi ritornare a lavorare sulla superficie. A me piacciono grandi tele. A volte non accade. Mettere li la pennellata sia dolce, che dura. Padroni del colore. Lì, l’intelligenza dell’artista. Poi far interloquire l’immagine. Solo allora sono felice. Ho fatto dei lavori, tempo fa che non avevano nulla di “ tranquillo “.Mettiamola cosi, una pittura veloce. Tutto girava sulla superficie in maniera quasi incontrollata. Poi tutto rientrava in equilibrio.

Senta, Pino Spadavecchia,ognuno di noi ha avuto dei maestri. Chi l’ha influenzata...

Se non altro, ho guardato molto all’arte tedesca.Alla BAUHAUS. Prima e secondo dopo guerra. Interessante. Mi sono  sentito vicino agli impressionisti, ai fauve dopo.Tutto quello che dava vita e inneggiava l’anima dell’uomo attraverso la pitture. Poi ho viaggiato grazie a Picasso…..poi, rimaniamo in Italia. Emilio Vedova, indietro la Scuola Romana. Hanno tutto da insegnare a molti. Ancora oggi. Purtroppo la pittura viene dimenticata. A volte non si sa cosa sia.

L’Arte è arrivata alla video art, poi si è fermata. Cosa succede?

Abbiamo la video arte. Io ho fatto qualcosa. La vedremo in seguito.Dicevo, tutto quanto deve avere un attimo di onestà, di creatività, un pensiero unico.Un filo conduttore preciso. Ho visto molti video clip, Comunque rimane un fatto generazionale non da nulla. In ogni caso probabilmente, dovremo, per un attimo tornare indietro. Ai cavalletti,alle tele,ad imparare la pittura. A rovinarsi le mani con l’acqua ragia. Poi, pian piano ricapire cosa è un computer, un fotoshop, un’altra diavoleria che ci gira attorno.

Per concludere, questa bellissima intervista, le voglio chiedere cosa sta facendo ora e, quali progetti futuri.

Ho dei progetti, uno in particolare. Un’idea che comprende pittura .fotografia, video, Vado li come “ regista “ ideatore del tutto. Loro, i collaboratori diventano la mia mano, il mio pensiero. Il sunto è quello della Bambola. Quell’oggeto un pò familiare degli anni ’50. Quella bambola messa sul letto buono di mamma e papà. Qui, nel meridione ce n’era tante.Era il presagio di augurio di fertilità al calare della notte. Lui, mio padre non c’è più da 10 anni. Io la rimetto su quel letto. Non c’è più quel corpo, io la rimetto nuovamente e, la faccio rigirare per casa alla ricerca di quel genitore. Non lo troverà mai. Invece alla sera ci sarà la sua anima, il suo pensiero. Immortale. L’idea l’esempio di fertilità che va , si trasmette.

Senta, Lei in tutta l’intervista ha fatto riferimento spesso alla memoria, perché la ritiene importante. Accenna a suo padre, sua madre. L’importanza della memoria…

Penso a Moravia. Penso, sento. Abbiamo una memoria che fa cilecca un minuto dopo la parola. Non abbiamo più il dono dell’ascolto, della parola. Della parola giusta. La memoria significa anche saper ricordare il minimo. Correlare la parola alla immagine di quel momento. Alla geografia, alla storia che ogni uomo porta con se. Grazie a Questo si può un mondo migliore.

Una domanda, fatta già ad altri artisti, perché questa società uccide, Lei ha fatto riferimento a Moravia. Perché uccide i poeti?

Perché non è capace di sorridere. Non sorride più. Il sorriso di un bambino, il sorriso di un adulto, il sorriso di un uomo che sta per morire. La cosa più bella del mondo. Questa società è continuamente in lacrime. Quando andremo in periferia, nelle periferie del mondo e non sorrideremo neanche li, perché non riusciremo neanche a versare le nostre lacrime allora lì, ci sarà uno specchio. Si romperà e, per il rumore , il frantumarsi dello stesso forse, solo allora rideremo della nostra imbecillità.

Bellissima risposta. Non posso far altro che ringraziarla.