IL FLOP DEI MONDIALI
 

 

 

L’ARGENTINA E’ FUORI.

Di enzo bianco.

Le lagrime dei giocatori argentini che si mischiano a quelle dei tifosi lontani, sono la prima immagine forte dei Mondiali di calcio 2002. Piangono anche i francesi, ma le loro lagrime di rabbia per la grandeur umiliata ( colpa di una presunzione che ha ignorato l’esigenza del rinnovamento e di nuove motivazioni ) .

Il pianto argentino e’ ben diverso, perche’ accompagnato da un sottofondo socio-politico che offriva un significato particolare all’evento sportivo. Se ci si sofferma sul fatto che la federazione argentina non poteva permettersi premi economici e chiedeva ai giocatori di non sprecare le magliette si puo’ comprendere attraverso la cartina del tornasole del calcio, quanto sia difficile la situazione economica del paese di Maradona. Il pallone poteva, come e’ accaduto tante altre volte nel Sud America, dare una distrazione, sia pure effimera. ad un popolo affamato e inferocito. Ora chi governa ( ? ) l’Argentina non avra’ momenti di respiro. Come del resto e’ giusto che sia.

Dunque fuori le due favorite per la vittoria finale. Fuori subito, l’Arabia saudita o l’ecuador ( quest’ultimo almeno con la riconoscenza degli italiani … ) Non c’e’ da stupirsi piu’ di tanto. A parte il fatto che il calcio e’ il regno dell’imprevedibilita’, la realta’ del pallone e’ in continua evoluzione e quattro anni fra un campionato e l’altro sono molti e possono mettere in discussione certezza antiche e nuove presunzioni. La verita’ e’che il Terzo mondo calcistico avanza a tutte le latitudini. Il continente nero mette in mostra il Senegal ma sfiora anche la qualificazione il Camerum e Sud-Africa e non sfigura la Nigeria ( anzi ! ) . l’Asia " perde " la Cina - che paga inesperienza e anche un’esasperata autarchia ma certamente fra quattro anni sara’ tutt’altra cosa - pero’ porta avanti i due paesi organizzatori, pure molto diversi anche sul terreno di gioco e nel modo di vivere la passione pallonara ( un giornale ha scritto che molti giapponesi che vanno allo stadio sanno poco o nulla delle regole e preferiscono…. Il baseball ) . e’ chiaro che piu’ giocatori asiatici andranno a giocare in Europa piu’ il calcio dei loro Paesi diventera’ competitivo, come del resto e’accaduto per gli africani. E’anche la bravura e l’esperienza degli allenatori del vecchio continente conteranno molto nell’operazione - sviluppo. Facendo un bilancio non si puo’ non sottolineare clamorose cadute ( Francia, Argentina ) , grandi delusioni (Uraguay, Portogallo e quella Russia la cui scarsa competitivita’ ha provocato a Mosca incidenti gravissimi che forse sono stati poco spiegati ) , belle figure ( Senegal, ma anche Spagna, Eire e in parte Germania e Inghilterra ) e la conferma di come il calcio ben organizzato e " collettivo " possa prevalere anche sulla fantasia dei campioni ( parliamo di Danimarca e Svezia ma pure degli americani e del Belgio ) . Turchia e Paraguay sono arrivati agli ottavi senza grandi meriti. In quanto al Brasile gli anni passano e sembra di vedere sempre lo stesso film : un autentico, inimitabile, spettacolo quando Ronaldo e C. attaccano, e poi la solita incapacita’ a difendersi.se vogliamo questo modo di giocare e’un grande pregio - specialmente se rapportato ai " contabili " di casa nostra - e tuttavia il Brasile, proprio per questo modo genuino di interpretare il calcio puo’ alla fine pagare pegno, a favore di squadre magari molto meno belle ma molto piu’ concrete. Ecco : se la concretezza e l’organizzazione continueranno a farla da padrona ai Mondiali per il brasile potrebbe diventare un cammino a rischio. E l’Italia ? l’Italia del Trap e’ in pieno marasma tattico, pur disponendo probabilmente del migliore organico. Lo psico-dramma vissuto in panchina e dintorni durante la partita con il Messico - persino con l’acqua benedetta ed il richiamo alla giustizia divina ! - la dice lunga sulla pressione che tecnico e giocatori stanno vivendo. Ma lo psicodramma ormai ( ma siamo ancora agli ottavi ) sta coinvolgendo tutti. Si va dall’inno cantato come in un gioco in ogni trasmissione televisiva ( povero Mameli, ucciso un’altra volta : se lo avesse saputo prima che finiva fra show-girls, Vespa e Biscardi…. ) , alle bandierine tricolori che compaiono solo in queste occasioni, dai processi da bar al diluvio pubblicitario, dalle telecronache-delirio del buon Pizzul ( ma e’ un telecronista o l’ultra’ della curva sud ? ) ai proclami tipo " da questa partita dipendono i destini della nazione " , una delle tante " perle " dei cronisti Rai che oltretutto dovrebbero migliorare in italiano, aritmetica e geografia. E poi si passa da un eccesso all’altro secondo i risultati, secondo la migliore tradizione italiana, e non solo calcistica ( la Storia insegna ). Nel complesso uno spettacolo deprimente. Come lo stupore di alcuni giornalisti televisivi e dei tecnici al loro fianco che non si capacitavano del fatto che Brasile o Spagna o Corea del Sud giocassero per vincere pur non avendone la necessita’. C’e’ chi anche nel calcio considera la correttezza e l’onesta’ una sorta di optional.ecco perche’ la melina finale fra Italia e Messico e’ stata salutata con gioiosa accondiscendenza ; per il popolo dei furbi e dei compromessi quella " cosa " era il vero inno nazionale..

 

L’ITALIA E’ FUORI IL SENEGAL IN FESTA.

 di enzo bianco

Si, diciamocelo. E’ stato bello. Domenica mattina, vedere i senegalesi scendere in strada per manifestare, fra suoni, danze e canti, la loro felicita’. E’ stato bello perche’ siamo abituati a vederli, ogni giorno, si, per strada, ma per cercare di vendere la loro mercanzia, per guadagnarci qualcosa da mandare alla famiglia lontana o per racimolare i soldi per un viaggio a casa, almeno una volta l’anno. Loro che quotidianamente devono sopportare tanta indifferenza e anche qualche squallida battuta razzista di gente ignorante e con la pancia piena, domenica mattina hanno potuto vivere un momento di gioia edi orgoglio, dimenticando per un po’ amarezze e nostalgie. Ringraziamo il calcio che, con tutti i suoi difetti ( ingenerati da business ) , regala anche di queste cose : felicita’ effimera, certo, ma comunque felicita’. Il Senegal arriva ai quarti ( uguagliando il Camerun del 1990 ) non per fortuna ma per capacita’ indiscutibili. Non solo potenza e velocita’, ma anche tecnica sopraffina. Verrebbe voglia di definire la squadra del tecnico francese Bruno Metsu ( uno che fuori dal campo fa baldoria con i giocatori ) il Brasile dell’Africa. Fatte le debite proporzioni, anche i giallo-oro-verdi fanno calcio divertendosi, cioe’ nel modo piu’ vero e genuino. Come i brasiliani, anche i senegalesi non fanno astruse tattiche sparagnine e infatti, come i sud-americani,rischiano grosso ogni volta che sono costretti – e’ proprio il caso di dirlo – a difendersi. Questione proprio di mentalita’ e non solo calcistica. Questo difetto di fondo, difficilmente rimediabile, lascia molti interrogativi circa il cammino delle due squadre.anche se il Senegal ha gia’ di fatto vinto il suo mondiale. Discorso che vale anche per gli americani, squadra ben organizzata ma di tutt’altra pasta. Certo per gli Usa questo potrebbe essere il campionato della svolta. Nel paese del baseball, il calcio guadagna terreno velocemente, con prospettive inimmaginabili solo qualche anno fa : con la potenza economica degli States tutto e’ possibile : anche se magari qualcuno si augurera’ che almeno nel mondo del pallone siano gli altri a comandare. Chi invece vede affari a valanga sta facendo salti di gioia. Certo Usa e Brasile hanno usufruito  di  aiutini arbitrali e la Spagna ha rischiato grosso sempre per colpa del direttore di gara. Comincia a colpire l’organizzazione inglese ( anche qui’ e’ merito dell’allenatore Eriksson ) mentre fa scalpore il tonfo del Giappone contro i turchi, anch’essi ben messi in campo. Le due squadre asiatiche hanno trovato destini ben diversi ma e’ in dubbio che rispetto alle qualificazioni hanno subito un netto calo di rendimento. Questioni fisiche o psicologiche visto la pressione che devono subire dall’ambiente ? forse l’una e l’altra cosa. I coreani pero’, hanno confermato maggiore personalita’, pur giocando male. Qualcuno dei tanti opinionisti e tifosi ascoltati in tv – e’ vietato sostenere chi ha superato ogni limite di faziosita’ – dovrebbe pur riflettere, una volta messa da parte la bandiera tricolore, sull’incapacita’ della nazionale di chiudere la partita contro un avversario modesto e , nell’occasione, anche lento e imprevedibile. Se vogliamo prendercela ancora una volta con il destino cinico e baro ( sotto forma di arbitri e guardalinee ) , va bene, tanto e’una tradizione tutta italiana quella di vedere complotti dappertutto. Ma qualche giornalista-tifoso sconcertante nei suoi atteggiamenti vittimismi  e da tragedia nazionale – dovrebbe meditare sulle parole di un attore , Pino caruso, il quale ha sostenuto che l’Italia possedeva una ferrari ed e’scesa in pista con una “ 500 “. In altre parole un organico di lusso, da fare sfraceli soprattutto in attacco, utilizzato in maniera confusa e sparagnina. Il cambio Del Piero – Gattuso e’ un po’ l’immagine simbolo di un modo di concepire il calcio vecchio e autolesionistico. Viene da pensare al Chievo, condannato gia’ prima di cominciare il campionato ed arrivato in Coppa Uefa dando spettacolo in molte partite e giocando con l’idea di fare gol, sempre, e non quella di impedirlo agli avversari. E’, come rilevato prima, la mentalita’ di squadre come il Brasile e Senegal  che le loro qualita’ se le giocano tutte, senza paure e senza calcoli. Forse non e’ un caso che l’Italia da 20 anni non vince un torneo mondiale o europeo. Fatti, non parole. Calcio non complotti. Con buona pace di tanti che, per altro, vorremmo vedere sempre cosi’ coinvolti per cose piu’ serie in questo Paese perdente e vittima di ingiustizie vere in ben altri campi.

 

 

IL FINALE DEI MONDIALI DI CALCIO.

 

Di enzo bianco.

Chissa’ se quei tifosi di casa nostra che sono andati ad accogliere – festosamente – la Nazionale, hanno visto il Brasile vincere il “ Penta “ , cioe’ il  quinto titolo mondiale. Forse molti di loro hanno preferito un bagno, considerando ormai “ falsificati “ ( come dice Biscardi ) i campionati di calcio nippo-coreani. E se, invece, hanno visto la partita della finale e le altre dei verde-oro avranno avuto, finalmente, qualche dubbio sul perche’ gli “ azzurri “ non vincono nulla in campo internazionale da vent’anni ?

Il Brasile che ha vinto i Mndiali – sette successi di fila, 18 reti segnate – non e’ quello di Pele’, di Jairzinho, di Garricha, di Didi, di Gilmar, di Rivelino, di Zico, di Dialma Santos ( tanto per citare alcuni dei grandi ) ma il modo di concepire il calcio e’lo stesso :classe, fantasia, ricerca del bel gesto, divertimento. Fino a quel narcisismo che spesso vanifica grandi giocate e ulteriori vittorie. Chi ama il calcio – si suole ripetere spesso – non puo’ non tifare per la Selecao.E’ vero, e’ impossibile non entusiasmarsi di fronte a numeri che rappresentano il calcio piu’ genuino e che sono anche espressione di un popolo sempre in bilico fra i problemi e la gioia di vivere.

L’altro calcio ai mondiali e’ stato, VIVADDIO, sconfitto. Certo squadre come la Germania, la Turchia, la Danimarca , la Svezia , l’ Inghilterra , il Beglio, gli Usa, hanno colpito per l’organizzazione, per la compattezza, per la concretezza. Ma si tratta, appunto, della versione grigia del pallone, quella che non ti emoziona, non ti scalda il cuore, non ti lascia quasi nulla nella memoria, a parte il risultato. Che conta, d’accordo, ma non puo’ essere tutto. E’ improbabile che chi, nel Belpaese ( tifosi, dirigenti, tecnici ) ha ammirato il Brasile abbia poi riflettuto sul fatto che il nostro calcio – fra l’altro annegato nei debiti – non potra’ mai fare strada in campo internazionale se non cambiera’ mentalita’. Se l’Italia vince e sostituisce un attaccante o un centrocampista con un difensore, e invece se il Brasile vince cambia un attaccante con un altro attaccante, bhe, per i nostri “ eroi “ c’e’ poco da sperare. Non e’ solo un fatto tecnico ma anche psicologico : nel primo caso – quello italiano – la sostituzione e’ segno di paura e cio’ che stimola gli avversari e nello stesso tempo crea tensioni e preoccupazioni nei “ nostri “. Nell’ultimo campionato si e’ gridato spesso al“ miracolo “Chievo. Questa la dice lunga sulla mentalita’ italiana : “ miracolo “ e’ una squadra che gioca per vincere ed offre spettacolo ? Evidentemente questa e’ considerata una sorta di eresia rispetto all’andazzo generale. Poi si arriva ai Mondiali, si gioca secondo l’andazzo ( sperando anche in qualche bottiglietta di acqua santa ) e si va fuori contro i sud-coerani, nonostante il goal di vantaggio e reti sprecate. Con chi prendersela allora ? naturalmente con arbitro e guardalinee, con Blatter, con i potenti dirigenti coreani, con Carraro e con la solita sfiga. Tutto questo e’ servito, ancora una volta, a stendere un velo pietoso sul Trap catenacciaro e “ vecchio “ e su giocatori superpagati ma incapaci di farsi valere nelle grandi occasioni. Lo strumento formidabile per “ annebbiare “ tutto e’ stato ancora una volta la tv ( ma anche alcuni quotidiani sportivi ) che, come ha sottolineato Curzio Maltese su “ Repubblica “ , ha dimostrato come gli italiani siano manovrati dalla chiacchera televisiva, fino a fare festa per …… una figuraccia. Ora che il Mondiale e’ finito – con lo scontro navale fra le due coree a richiamare alla dura realta’ di ogni giorno – si puo’ solo sperare che si rifletta su questa ennesima clamorosa sconfitta del nostro calcio ma anche sul penoso spettacolo offerto da alcuni protagonisti di questo mese alla tv di Stato. Me e’ una speranza debolissima. E’ come se il Brasile sostituisse Ronaldo con un difensore…