attenzione -
l'articolo era molto lungo e complesso, lo abbiamo dovuto
dividere in tre pagine, quindi per leggere quella
successiva a questa, arrivate alla fine del testo e
cliccate sul quadratino in basso. Da:"Le avventure di
Bankenstein", marzo, 2003
Capitolo 3
L'espulsione dal sistema
Questa storia è vecchia di diciotto anni, ma per Ernest
è
come se fosse l'altro ieri. Alla fine del 1982 a Cedel,
malgrado il successo finanziario della ditta, il clima
interno è detestabile. Ognuno dei quadri si domanda da
che
parte sta il suo vicino d'ufficio. Ernest è stressato
dal
troppo lavoro e soprattutto dai piccoli dispetti di Joe
Galazka, il nuovo padrone di Cedel. Gérard Soisson è
appena
stato retrocesso dalla direzione al grado di
"consigliere
generale", un posto senza potere reale. La decisione
è stata
presa nel corso di un comitato esecutivo nel dicembre
1982.
La tensione è palpabile. Quel giorno erano presenti nove
dei
principali banchieri azionisti di Cedel assieme
all'amministratore delegato Joe Galazka ed il segretario
generale René Schmitter, la voce e l'occhio degli
azionisti
più influenti. Le minute di questa riunione - che noi
abbiamo ritrovato - sono un monumento di faziosità e
ipocrisia destinato a far ingoiare l'amaro calice a
quello
che fu il primo creatore di Cedel. "Cedel è
tecnicamente in
vantaggio su Euroclear, ma se vogliamo rimanere leader
dobbiamo assegnare una nuova missione di pianificazione
al
nostro tecnico migliore. Il più competente specialista
di
titoli è il nostro direttore generale Gérard Soisson.
Per
dargli tempo a sufficienza per questo nuovo ruolo,
abbiamo
deciso di scaricarlo dei compiti giornalieri e lo
nominiamo
consigliere generale" - dice in sostanza il
rendiconto.
Nell'azienda Gérard Soisson è isolato. Ma non mostra
rancore. Anche se Ernest si oppone a quella che gli pare
un'ingiustizia non sostiene apertamente il suo superiore
che
per questo lo sospetterà di cospirare contro di lui in
accordo con Galazka e di volere il suo posto. Gérard
Soisson
nasconde i suoi sentimenti, ma appare terribilmente
abbattuto e allo stesso tempo vendicativo. Comincia ad
attivarsi presso il consiglio d'amministrazione e questo
sembra portare dei frutti perché un mese più tardi, il
21
gennaio 1983, lo stesso comitato esecutivo presenterà
una
nuova e sorprendente giustificazione per il declassamento
di
Gérard Soisson:"La modifica del management interno
non deve
in alcun caso essere considerata come un declassamento di
Gérard Soisson... La sua posizione lo mette al di sopra
del
general manager.
[1]" Il comitato decide
inoltre che il
"molto stimato" consigliere generale ha accesso
"all'insieme
dei dati interni di Cedel." In altre parole Soisson,
senza
richiedere l'autorizzazione di nessuno, può mettere il
naso
dove vuole: nella contabilità come nei prestiti
accordati ad
alcune banche. Tra Soisson e Galazka inizia una guerra.
Dietro i due avversari si affrontano le banche principali
del consiglio d'amministrazione. Il numero uno di Cedel
era
arrivato da Londra senza sapere niente dell'attività di
clearing. Galazka era un dealer presso il più grande
agente
di cambio di New York: la Merrill Lynch. Era stato
piazzato
in Cedel per gestire l'attività. Ma per conto di chi? E
perché? Il suo metodo in ogni caso è sbrigativo.
Umiliazioni, emarginazione di persone fastidiose,
apertura
della posta: tutto sembrava permesso per far scoppiare i
dipendenti di cui ci si voleva sbarazzare. Gérard
Soisson è
sempre nel mirino di Galazka. In una nota del 20 aprile
1982
intitolata "Qualche riflessione" e che verrà
inviata a vari
membri del consiglio d'amministrazione, Soisson esprime
le
sue lamentele:"Penso che la promozione al titolo di
fantasia
di consigliere generale è un modo strano di
ringraziarmi.
Dopo dodici anni di servizio mi hanno dato il benservito.
Sono stato eliminato dai circuiti di Cedel per la
politica-nascondino di M. Galazka..." E quindi mette
in
seria discussione la gestione della nuova direzione, i
trucchi nelle cifre e nel bilancio, l'assenza di
controllo
ed il bilancio gonfiato artificialmente. Al di là
dell'abbattimento lo troviamo combattivo. Soisson fa
sapere
che non ha ancora detto l'ultima parola. Non si fida di
nessuno ma crede di proteggersi facendo sapere
all'interno
dell'azienda che la sa lunga sulle azioni di qualcuno e
che
sta preparando un dossier... Ernest oggi ne è sicuro:
Galazka è stato assunto per mettere in atto un piano
deciso
da altri
[2]. Il giorno della sua
assunzione in Cedel,
Ernest conferma di aver sentito dire dal segretario
generale
René Schmitter: "Se Galazka non è lo scemo capace
di
escludere Soisson, ne troverò altri." Il messaggio
era
indirizzato sia ad Ernest che al capo del personale di
allora, Jean Beck. All'epoca Ernest pensava che si
trattasse
semplicemente di un conflitto di potere tra persone:
"Galazka mi aveva ben presto convocato per dirmi che
era lì
per liquidare Soisson. Aveva aggiunto che se io avessi
voluto essere al suo posto tra dieci anni avrei dovuto
aiutarlo altrimenti sarei stato eliminato a mia volta da
qualcuno sotto di me... Gli risposi che non mi mancava
certo
la voglia di essere al suo posto ma che lo volevo fare a
modo mio senza farmi imporre le sue maniere. Ho rifiutato
di
fare da strumento, la mia sorte era segnata..."
Ernest
aggiunge un motivo più sostanziale che avrebbe potuto
determinare il rancore di Galazka nei suoi confronti:
" Lui
aveva accordato dei favori a degli amici banchieri
inglesi,
gli aveva accordato dei crediti enormi non autorizzati
dal
regolamento di Cedel. Io avevo denunciato questa pratica
di
favoritismo nel "mercato grigio"
[3] ai commissari dei
conti. Penso mi abbia fatto pagare questo eccesso di
zelo."
Le pressioni dei banchieri del consiglio
d'amministrazione,
i viaggi spossanti dove i clienti domandavano sempre di
più,
la concorrenza di Euroclear, i postumi di tre anni di
lavoro
intenso: tutto questo contribuisce a turbare Ernest che
è
ancora il numero tre della società di clearing.
Ritornato da
un congedo per malattia che lo aveva tenuto lontano per
tre
settimane, gli viene consigliato di calmarsi: per la
troppa
tensione arrivano i primi segni di problemi
cardiovascolari.
Siamo al 19 maggio 1983 alle nove del mattino. Galazka,
il
capo, è a Londra. Soisson è a New York o a Parigi,
nessuno
lo sa con certezza... Ernest viene convocato nella sala
riunioni dal responsabile dei sistemi informativi. Si
chiede
perché lo si disturbi così presto al mattino con questo
appuntamento mentre stava per ricevere dei giornalisti
finanziari venuti apposta da Londra per una visita
"dentro"
al sistema di clearing più performante del mondo. Entra
nella sala. Tre uomini lo aspettano: il capo del
personale,
il responsabile informatico ed il suo vecchio
collaboratore.
Dopo un lungo silenzio gli annunciano il licenziamento.
Su
due piedi e senza discussioni. Il motivo? Non esiste se
non
un vago riferimento ad un alterco con un banchiere
inglese
amico del capo di Cedel in cui si sarebbero scambiati dei
nomi di uccelli. E' così. Ordini dall'alto, non ci si
può
far niente. L'amministratore delegato di Cedel, Galazka,
ha
l'appoggio del consiglio d'amministrazione e del suo
presidente: il banchiere lussemburghese Edmond Israël.
Ernest incassa il colpo. Non se lo aspettava. Mette le
sue
cose in una scatola dimenticando due piante che gli
saranno
spedite in seguito per corriere. Ha l'ordine di non
parlare
coi giornalisti inglesi altrimenti gli fanno causa. Tutto
crolla all'improvviso.Il lavoro, il suo impegno... alle
undici è già fuori, libero da qualsiasi impegno nei
confronti della ditta. Stordito. Ernest viene licenziato
senza liquidazione. Torna a casa e racconta a sua moglie
quello che gli è successo, poi si consulta con un
avvocato.
Non sa ancora che questi era un protagonista dell'affare
IOS
(Investor's Overseas Services) qualche anno prima.
[4] Ironia
della sorte, in questo piccolo paese dove tutti sanno ma
non
lo danno a vedere. L'avvocato inizia una causa per
licenziamento abusivo ma il male è fatto. Il gioco si è
rotto. Ernest aveva sempre lavorato senza farsi troppe
domande e fidandosi delle persone. E' come un pugile al
tappeto che si chiede da che parte è partito il colpo.
La
sera del licenziamento Gérard Soisson chiama Ernest. Gli
propone il suo aiuto e sostegno. Ernest non si fida ma
non
ha molte altre carte in mano. Per la prima volta dopo
oltre
dieci anni di lavoro assieme i due si parlano
apertamente. E
scoprono che i loro problemi vanno al di là della
semplice
incomprensione tra persone. Ernest gli confida che aveva
denunciato agli amministratori della società i dubbi
impegni
che Galazka aveva preso a favore dei banchieri inglesi.
Soisson di rimando gli racconta che anche lui aveva
denunciato la cosa al segretario generale René
Schmitter. Lo
stesso segretario generale che aveva confessato ad Ernest
che si voleva liberare di Soisson. Quest'ultimo capisce
allora che aveva vari falsi amici nella sfera dirigente
della società e che il nuovo amministratore delegato non
era
il vero padrone di Cedel... Gérard Soisson chiede al suo
anziano collega di sopportare il colpo e gli annuncia che
farà di tutto per farlo reintegrare. I due parlano dei
motivi del licenziamento. Per Ernest si possono
riassumere
in un "ne sapevo troppo". Più precisamente,
era diventato
paladino in Cedel di una riforma che avrebbe portato al
controllo degli scambi finanziari interbancari da parte
di
un organismo "pubblico" all'esterno
dell'azienda e delle
banche del consiglio d'amministrazione della stessa.
Secondo
lui le società di revisione incaricate di certificare i
bilanci a fine anno erano finanziariamente troppo legate
all'azienda e non avevano le conoscenze sufficienti per
esplorare i meandri di una contabilità complessa come
quella
di una società di clearing.
[5] Ernest voleva evitare gli
abusi che riteneva possibili tenuto conto dello strumento
formidabile che lui e Soisson avevano pazientemente
elaborato. Voleva tornare alle origini di Cedel, al suo
spirito di cooperazione bancaria. Soisson l'appoggiava in
questo orientamento. I due difatti da vari mesi si erano
impegnati affinché la società di clearing fosse
controllata
da un’autorità indipendente dalle banche ed
avevano
fatto sapere ai capi ed ai membri del consiglio
d'amministrazione che avrebbero visto di buon occhio in
questo ruolo l'istituto monetario lussemburghese
[6]. "Dal
1970 al 1983 le nostre verifiche erano interne. Si
trattava
di controllare se, tecnicamente, le istruzioni che ci
erano
passate dalle banche fossero in linea col regolamento di
Cedel. Tra i motivi del licenziamento, questa cosa ha
pesato
contro di me. Alla direzione di Cedel ero il solo a
chiedere
che l'IML assumesse la responsabilità di un controllo
pubblico sul sistema di clearing. Avrei dovuto capire che
questo controllo era la prima cosa che i nostri aderenti
volevano evitare", spiega Ernest che prosegue:
"Vedendo
certe operazioni che si svolgevano sotto gli occhi dei
nostri auditor ho cercato di indicare certe bizzarrie.
Senza
alcun successo. In sostanza le banche di Cedel
difendevano
la loro posizione di "controllo privato" al
posto di un
"controllo pubblico". Esse si vedevano come al
servizio del
mercato euroobbligazionario. Cedel era, secondo loro,
un’iniziativa bancaria privata opposta per
principio a
qualsiasi controllo pubblico
[7]".
Prima di andarsene da Cedel i due uomini avevano messo a
punto un sistema di conti non pubblicati accessibili alle
sole filiali delle grandi banche italiane e tedesche
Ernest formula anche un'altra ipotesi. All'epoca questa
idea
non gli era sembrata in grado di causare i fastidi che
sappiamo. Col senno di poi non ne è più sicuro. Si
tratta
della nascita all'interno di Cedel di un sistema di conti
non pubblicati. Gérard Soisson e Ernest Backes avevano
agito
su richiesta di due grandi banche italiane
[8] e di varie
banche tedesche
[9]. Questi conti
"invisibili" non
apparivano nelle liste ufficiali pubblicate regolarmente
per
essere distribuite agli aderenti al sistema. Tra loro gli
aderenti a Cedel chiamavano questi conti "non
pubblicati".
In Cedel l'innovazione che ha permesso questo sistema è
passata quasi inosservata anche se oggi possiamo trovare
nella descrizione dei servizi offerti dalla società
questa
opportunità offerta discretamente ai clienti. Questa
possibilità nasceva da un'esigenza tecnica. Non ne
potevano
usufruire tutte le banche. Serviva a sbrigare meglio le
pratiche di clearing quando una delle banche era lontana
dalla filiale dell'altra banca. Questa novità riguardava
esclusivamente le grandi banche che avevano una sede
centrale e numerose filiali. Era così sufficiente che
una
banca indirizzasse le transazioni al codice della sede
dell'altra che poi avrebbe provveduto a compensare la
transazione sul conto non pubblicato della filiale. Le
banche che avevano un centinaio di filiali non erano
così
obbligate a pubblicare tutti i codici in Cedel. Esse
potevano pubblicare, Cedel permettendo, solo il codice
della
sede centrale. E' necessario sapere che gli aderenti di
Cedel hanno l'abitudine di ricevere periodicamente - ogni
due o tre mesi - la lista dei conti di tutti gli altri
aderenti con annesse le chiavi informatiche. Per
effettuare
una transazione è sufficiente programmare col proprio
computer il trasferimento o la vendita e comunicare
queste
informazioni a Cedel. La società di clearing si incarica
di
regolarla, di "liquidarla" senza preoccuparsi
della
"visibilità” del conto. D'altra parte, a
chi
interessa?
In quegli anni per ogni transazione gli aderenti a Cedel
riempivano un "formulario unico" predisposto da
Ernest,
Soisson e dagli informatici della IBM. Si tratta di un
questionario da riempire dopo essersi messi d'accordo col
proprio cliente sulle modalità d'acquisto e di vendita.
I
banchieri ed i tecnici del clearing chiamano il cliente,
in
gergo la "controparte"
[10]. Per effettuare
l'operazione, il
venditore deve dare alla società di clearing il numero
di
conto della sua controparte: questa chiave gli
permetterà di
entrare direttamente in contatto con lui. Il cliente di
Cedel si serve della lista dei conti dei clienti
pubblicata
periodicamente per ottenere queste chiavi. L'operazione
di
clearing viene eseguita automaticamente sulla base delle
chiavi informatiche fornite dalle due parti interessate
dalla transazione. La lista pubblicata inviata da Cedel a
ciascuno dei clienti è la bibbia cui attingono per
regolare
le loro operazioni bancarie internazionali. Permette di
guadagnare tempo e assicura l'andamento a buon fine degli
scambi. Il banchiere non è obbligato a dare spiegazioni
sull'ammontare del trasferimento o dei valori mobiliari
trattati. E' sufficiente che codifichi la transazione (ha
una dozzina di codici a disposizione). I tecnici di Cedel
non intervengono che in caso di problemi, di errori nei
codici informatici o di non concordanza tra venditore e
compratore segnalata dal computer di Cedel. Essi
costituiscono una presenza lontana, efficace e discreta.
Vedono passare dei numeri, degli ordini, dei codici e
delle
chiavi. Sono in pochi a saper interpretare queste cifre.
A
sapere, ad esempio, che "31" è un semplice
trasferimento di
titoli, azioni od obbligazioni, senza controvalore in
denaro
e che necessita dell'identità dell'altra parte.Oppure
che i
trasferimenti in denaro sono codificati "10" o
"90". O che
il codice 11088 è quello del conto pubblicato del Banco
Ambrosiano di Milano. Il regolamento interno vorrebbe che
tutti i conti di tutti i clienti al sistema di clearing
siano pubblicati nella lista. Tutti. Ed a un tratto, su
richiesta di questi banchieri italiani e tedeschi
desiderosi
di guadagnare tempo e facilitare gli scambi, il consiglio
d'amministrazione ha autorizzato alcune banche con varie
filiali a non pubblicare tutti i loro conti nella famosa
lista inviata regolarmente. Quando ad esempio una banca
americana deve trattare con la filiale di Bari della
Banca
Commerciale di Milano, non è più obbligata di passare
dal
conto di Bari: grazie al sistema dei conti non pubblicati
scrive solo il numero di conto della sede centrale a
Milano.
Sarà questa a regolare l'operazione con la filiale per
via
interna. Alcune banche non sono quindi più obbligate a
far
apparire i loro conti sulla lista. L'unico obbligo che
hanno
è di fare in modo che il prodotto di ogni operazione
delle
filiali corrisponda, alla fine dell'esercizio contabile,
alla cifra dichiarata dalla sede centrale. I revisori
esterni di Cedel, oggi la KPMG, devono controllare che
ciò
avvenga. In pratica - e questo dettaglio ha la sua
importanza - le transazioni registrate sui conti non
pubblicati di una banca non sono utili che alla banca che
li
utilizza e a Cedel che, per farsi pagare, deve
contabilizzare le operazioni liquidate attraverso il suo
sistema. Il sistema dei sottoconti porta in sé un
difetto
facilmente reperibile. Se da una parte serve a preservare
una maggiore discrezione, diventa così possibile per una
banca aderente a Cedel di utilizzare un conto non
pubblicato. Dunque invisibile agli altri aderenti al
sistema. Per far questo è sufficiente al limite aprire
solo
una filiale... Ben presto vari clienti maliziosi, meglio
informati o disonesti, hanno afferrato i vantaggi che
offriva questa innovazione. E così dall'inizio degli
anni
80, cominciano ad affluire a Cedel le richieste di
apertura
di conti non pubblicati. La persona incaricata di
concedere
le autorizzazioni è Gérard Soisson che sorveglia da
vicino
queste procedure. All'inizio questa perversione del
regolamento interno di Cedel non era verosimilmente
prevista. E' stata il frutto di uno scivolamento la cui
origine nel tempo è difficile da stabilire, sicuramente
diviene percettibile a partire dal 1992. Nella foresta
degli
azionisti di Cedel, alcuni clienti dalle dubbie
intenzioni
hanno intravisto come utilizzare questo sottosistema. In
questa ipotesi la presenza di Ernest e Gérard Soisson -
e
soprattutto la loro volontà dichiarata di vedere Cedel
controllata da un ente pubblico - non poteva essere
fastidiosa? I due conoscevano sufficientemente il sistema
messo in opera da Cedel per capire che le implicazioni,
al
di là della loro presenza nell'organico, sono
considerevoli.
"Dopo il mio licenziamento ho sempre cercato di
sapere se
qualcuno non avesse avuto l'idea di fare di Cedel un
organismo di clearing parallelo per mercati paralleli. I
conti non pubblicati creati da Soisson e da me offrivano
delle belle possibilità a chi conoscesse un po' il
meccanismo del clearing. Queste nozioni non erano alla
portata che di qualcuno appartenente al personale
interno.
Tra questi, i revisori
[11] ed i membri del consiglio
d'amministrazione. E ancora, la maggior parte non ci
capiva
niente. Tra noi li chiamavamo gli "old boys"
[12], racconta
oggi Ernest.
Gérard Soisson fa pressione affinché Ernest Backes sia
reintegrato
Dalla fine di maggio del 1983, Soisson mette sotto
pressione
il consiglio d'amministrazione di Cedel per far
riassumere
Ernest. Tra i due uomini si sono instaurati dei legami
d'amicizia. Prima i loro rapporti erano professionali e
piuttosto tesi. Li unisce ormai una solidarietà tra
esclusi.
Mentre prima non lo faceva mai, ora Soisson chiama Ernest
a
casa tutte le sere per tirargli su il morale. Per sei
settimane Ernest pazienta nel bene e nel male. E'
arrabbiato
con la sua sorte e cerca di capire che cosa lo attende.
Tutto sembra svolgersi all'interno del consiglio
d'amministrazione dove Soisson conta ancora degli amici.
Ernest si ricorda chiaramente del rappresentante francese
della BNP Jacques Calvet
[13]. All'inizio di luglio,
poco
prima di partire per le vacanze in Corsica, Soisson
telefona
ad Ernest per rassicurarlo e supplicarlo di non far
niente
per compromettere la sua riassunzione che giudicava
imminente. Ernest ha fiducia. Il presidente di Cedel
Edmond
Israël gli ha appena proposto un lavoro di compensazione
alla Borsa del Lussemburgo. Ci rimetterebbe un terzo del
salario ma almeno non sarebbe per strada. Soisson gli
consiglia di accettare la proposta e di non dir niente
che
potrebbe nuocere alla reputazione di Cedel. Ernest
obbedisce. Sa, poiché il suo ex direttore generale
glielo
aveva spiegato, di avere i mezzi per far cambiare
opinione
ad alcuni banchieri che temono più di tutto gli scandali
e
la pubblicità. Ernest vive quindi con la speranza di
uscire
presto dall'incubo in cui era caduto col licenziamento da
Cedel. A metà luglio 1983 Gérard Soisson parte per le
vacanze con i suoi quattro figli al volante della sua
vettura aziendale - una BMW ultimo modello molto caro e
potente - che Cedel gli aveva offerto in leasing. Joe
Galazka, il gerente della società, possiede lo stesso
modello ma in versione sportiva, quindi ancora più caro.
Prima di prendere l'aereo per la Corsica con i suoi
quattro
figli, si ferma a Parigi per l'appuntamento che aveva in
serata con un banchiere. La scusa è di lasciargli in
consegna la macchina ma, dalle testimonianze dei figli di
cui il più grande aveva vent'anni, i due parleranno
molto e
si metteranno d'accordo
[14]. Il soggetto della
conversazione riguarda Cedel da dove, secondo i figli, il
padre attendeva una decisione imminente. Durante le
vacanze,
Gérard Soisson è stressato. Telefona spesso all'estero
ed
avverte i figli che sta aspettando una chiamata
importante e
che avrebbe dovuto lasciarli per andare in Lussemburgo e
poi
tornare.
La morte di Gérard Soisson provoca delle strane reazioni
Il 30 luglio 1983 un necrologio sul Luxemburger Wort
annuncia il decesso del "consigliere generale"
Gérard
Soisson intervenuto nel suo quarantottesimo anno durante
le
vacanze in Corsica... Ironia della storia, anche il
redattore del necrologio si è preso la pena di
declassare
l'ex direttore generale al rango di consigliere fosse
pure
generale. "La direzione ed il personale della Cedel
S.A.
hanno il triste dovere di partecipare al lutto per il
decesso del Signor Gérard Soisson (consigliere
generale).
Noi ne conserveremo un ricordo commosso ed inalterabile.
Ci
teniamo ad esprimere le nostre sincere condoglianze alla
famiglia affranta". In un paese in cui la morte,
soprattutto
dei banchieri, è celebrata con grandi annunci a
pagamento
sulla stampa (più il necrologio è grande e più è caro
e più
si vede), si poteva difficilmente essere più sobri nei
riguardi di uno dei fondatori della maggiore impresa
finanziaria della piazza. Ernest rimane di stucco. Si
chiede: "Soisson era un personaggio molto duro,
soprattutto
con sé stesso. Era cintura nera di judo, faceva jogging
[15]. Era in perfetta salute, non certo il tipo da
prendere
un infarto a 48 anni. Durante le 5-6 settimane in cui era
ancora in vita dopo il mio licenziamento si era dedicato
a
contattare i membri del consiglio d'amministrazione -
diciassette banche sparse su cinque continenti - per
vedere
con loro che cosa si poteva fare per rimediare al torto
che
avevo subito. Soisson ha fatto forse riferimento ad
affari
delicati di cui era a conoscenza?"
Ufficialmente Gérard Soisson è morto in seguito ad un
infarto nel Club Méditerranée di Cargèse il pomeriggio
del
28 luglio 1983. Il certificato medico non precisa
l'origine
del decesso. Si parla di "morte naturale".
Gérard Soisson è
morto all'improvviso verso le 17 dopo aver fatto jogging
mentre stava per bere un bicchier d'acqua al bar
dell'albergo. E' crollato sulla terrazza vicino alla
piscina. La morte lo coglie poco prima che arrivi
l'elicottero che doveva portarlo all'ospedale più
vicino. Il
corpo sarà subito rimpatriato. Secondo le nostre
informazioni, l'operazione avrebbe avuto la supervisione
del
segretario generale di Cedel, René Schmitter, con
l'aiuto
solerte dell'ambasciata del Lussemburgo. Per la cronaca
rileviamo che questo esperto contabile di professione era
allo stesso tempo il responsabile della più importante
società fiduciaria del Lussemburgo
[16]. Ernest saprà poi da
una fonte interna della massoneria che la loggia
lussemburghese alla quale appartenne Roberto Calvi aveva
organizzato il rimpatrio della salma. Noi abbiamo scritto
all'ex segretario generale di Cedel per conoscere la sua
versione sull'affare Soisson. Ci ha fatto rispondere dal
suo
avvocato Gaston Vogel: "Il mio cliente non ha
dichiarazioni
da fare in merito alle domande che avete posto e che non
lo
riguardano in alcun modo".
La moglie di Soisson non sarebbe stata informata di
questo
rimpatrio che quando la procedura era già avviata. Il
corpo,
stranamente eviscerato
[17], non arriverà in
Lussemburgo che
quattro giorni dopo il decesso, ovvero il 2 agosto 1983.
La
polizia locale viene tenuta da parte. Al funerale
verranno
banchieri da vari paesi ma la famiglia Soisson fa sapere
a
Cedel che la presenza del numero uno di Cedel, Joe
Galazka,
non è gradita. I figli dichiarano non desiderata anche
la
presenza del presidente Edmond Israël, ma per paura
dello
scandalo la madre chiede loro di rinunciare. Edmond
Israël
farà un'apparizione molto discreta alla cerimonia
religiosa.
Ernest è il solo collega invitato dalla famiglia alla
riunione dopo la cerimonia. Dopo il funerale cominciano
le
voci: Soisson sarebbe stato assassinato... Abbiamo
cercato
di trovare traccia di questa morte nell'archivio della
polizia còrsa ma pare che la polizia francese non abbia
conservato traccia di questo decesso. D'altra parte per
la
polizia lussemburghese che abbiamo contattato, la morte
sarebbe stata "naturale", anche se attraverso
contatti con
le nostre fonti abbiamo appurato che le circostanze del
rimpatrio dell'ex direttore generale di Cedel sono
considerate poco "naturali". Diciassette anni
dopo i fatti,
i quattro figli di Soisson sono persuasi che la morte del
loro padre è direttamente legata "agli affari di
Cedel".
[18] "O lo ha ucciso lo stress nel quale l'avevano
messo o è
stato avvelenato" riassume Daniel Soisson il
primogenito
della famiglia, oggi trentasettenne, che ricorda
perfettamente le circostanze del decesso: "Eravamo
da una
settimana al Club Méditerranée di Cargèse, mio padre
era sui
carboni ardenti. Telefonava varie volte al giorno e
aspettava una decisione. Era pronto a partire in aereo
per
il Lussemburgo in ogni momento... Il giorno della sua
morte
avevamo fatto footing dopo pranzo. Era in forma. E' dopo
il
footing che si è steso a terra". I quattro figli
rimpiangono
oggi di non aver fatto fare l'autopsia al corpo e di non
aver preso nessuna iniziativa giudiziaria dopo il
decesso.
Non possono che mettere assieme tutto quello che sembra
loro
strano. Loro padre aveva annunciato di aver stipulato un
contratto di assicurazione attraverso Cedel poco prima
della
partenza per la Corsica. Aveva effettuato in tal senso un
esame cardiologico che ne aveva certificato l'eccellente
salute. Era uno sportivo vero e proprio. E sarebbe morto
per
"un problema cardiaco". Anche l'attitudine di
Cedel li
lascia perplessi. I figli di Soisson assicurano che non
hanno ricevuto niente dalla società alla morte del
padre.
Nessun premio d'assicurazione, nessuna indennità. Quando
il
29 luglio 1983, in compagnia di una zia, la loro madre si
presentò in Cedel, non poté recuperare che una parte
degli
effetti personali del marito. Gli chiesero subito di
"non
fare scandalo". L'elemento che colpisce di più
rimane la
prima reazione del capo del personale della società,
Jean
Beck, che accolse le due donne. Quel giorno egli avrebbe
annullato per telefono il contratto d'assicurazione di
Gérard Soisson chiamando personalmente l'agenzia
[19]. Le
due donne hanno assistito alla scena ma erano troppo
abbattute e non hanno reagito. E' solo più tardi che
evocando il ricordo con i suoi figli che tutta la
famiglia
si è chiesta il perché di questo annullamento del
contratto
[20]. Per i figli di Soisson
l'ipotesi più verosimile è che
il contratto sia stato annullato affinché non fosse
avviata
nessuna seria inchiesta sulla morte del padre.
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