Tornando alla morte sospetta
del numero due di Cedel,
ipotesi, voci e scoperte di documenti legati al mondo
bancario
Gérard Soisson aveva cominciato la sua carriera di
banchiere
a venti anni come semplice impiegato della Banca generale
del Lussemburgo. Negli anni 60 era procuratore alla
Kredietbank lussemburghese [21]. Poco prima di lanciare
Cedel aveva passato poco più di un anno presso l'IOS
(Investor's Overseas Services). Questa società
d'investimenti creata dal progenitore dei broker
americani,
Bernie Cornfeld, era stata ideata come "fondo
d'investimento" che allora era un concetto nuovo.
Aveva
delle antenne in tutto il mondo ed era uno strumento
off-shore che aveva varie sedi nei paesi fiscalmente
favorevoli. Ginevra e Lussemburgo erano gli indirizzi
più
conosciuti in Europa dove migliaia
d’investitori
attirati dalla pubblicità molto ben realizzata,
mettevano i
loro risparmi in titoli fantasma e perdevano delle
fortune.
Soisson vivrà dall'interno il primo scandalo finanziario
del
dopoguerra quando l'IOS fallirà. Questa esperienza del
1970
è una lezione per Gérard Soisson che nel frattempo non
rimarrà coinvolto nello scandalo. Aveva, in effetti,
dato le
dimissioni poco prima. L'esperienza gli è stata
benefica.
Ora conosceva le tecniche dei venditori di fumo e di
altri
truffatori. Soisson sa che in alcuni casi bisogna non
parlare. In degli altri invece sì. Il comportamento di
un
tecnico della finanza internazionale che cerca di
mantenere
il suo posto, poi di salire nella gerarchia bancaria, è
frutto di un sapiente dosaggio. Far sapere che si sa,
lasciando intendere che non si sa niente, non è cosa da
tutti. Soisson aveva spiegato ad Ernest, dopo il suo
licenziamento, che grazie a quello che aveva appreso in
Cedel era intoccabile e che aveva il potere di farlo
reintegrare. A cosa alludeva? Quando ci siamo incontrati
con
i figli di Soisson, ci hanno confidato vari fascicoli che
loro padre aveva portato con se in Corsica nelle sue
ultime
vacanze. Questi documenti erano ordinati in un faldone
che
aveva lasciato nella sua stanza. Ci siamo procurati altri
documenti relativi a Cedel che lui aveva conservato con
cura
a casa sua. Tra questi abbiamo trovato una lista di
banche
che avevano fatto domanda per entrare in Cedel: la Chase
Manhattan Bank di New York, la Chemical Bank di Londra,
la
Società generale alsaziana di banche del Lussemburgo,
Indosuez Asia di Singapore e varie filiali della
Citibank.
In margine a questi nomi Soisson aveva scritto dei pareri
sempre negativi
[22]. Questa nota mostra che,
anche se era
stato messo da parte, aveva ancora influenza sulle
decisioni
di apertura di conti non pubblicati. E si vede che questo
tipo di decisioni non erano anodine. In un altro
documento
scritto di suo pugno in Corsica abbiamo trovato il nome
del
Banco Ambrosiano a grossi caratteri sulla parte superiore
di
una pagina. Per Ernest non era una sorpresa.
Gérard Soisson era stato il primo a parlare ad Ernest
dell'Ambrosiano come di un enorme scandalo in divenire
quando ancora la storia non era uscita sulla stampa
Prima di andare in Corsica il numero due di Cedel aveva
fatto ad Ernest qualche confidenza di cui una l'aveva
lasciato di stucco: il presidente della Banca Milanese
Ambrosiano, Roberto Calvi che un anno prima era stato
trovato impiccato sotto un ponte a Londra, non si era
suicidato. "Lo hanno probabilmente
assassinato", gli aveva
confidato Soisson. L'Ambrosiano era una delle banche
cattoliche centenarie e provinciali che a quel tempo
contavano, in Italia. Faceva parte degli azionisti
fondatori
di Cedel. All'inizio degli anni 70 una banca fiamminga,
la
Kredietbank, aveva accolto Calvi nel suo consiglio
d'amministrazione quando anche Soisson ci lavorava. E'
lì
che i due uomini si conobbero. Il Lussemburgo è un paese
piccolo. Già membro della loggia P2 in Italia
[23], Calvi
come abbiamo visto, era stato ammesso in una delle
principali logge massoniche lussemburghesi alla quale,
secondo Ernest Backes, apparteneva anche un quadro
superiore
di Cedel. Questi legami tra Calvi e Soisson non sono
fortuiti. Le relazioni di fiducia, o di sfiducia, tra i
dirigenti delle principali banche attive in Cedel ed i
quadri della società, sono fondamentali. Queste
costituiscono la materia prima sulla quale si fabbrica
quotidianamente il clearing. Soisson era discreto, anzi
manteneva il segreto, sulla natura dei suoi rapporti con
i
banchieri più influenti del pianeta, ma stava accanto a
Calvi. I due non erano amici ma sembravano parenti:
L'italiano gli aveva offerto un regalo che Soisson teneva
sulla sua scrivania: tre scimmiette in metallo, una si
copriva la bocca, l'altra gli orecchi e la terza gli
occhi.
Nel 1980, René Schmitter e Gérard Soisson avevano
organizzato la riunione mensile del consiglio
d'amministrazione di Cedel a Roma, negli uffici
dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR), la
"banca
privata del Papa"
[24]. Ernest racconta:
"Avevo suggerito a
Soisson di raccomandare a Marcinkus, l'arcivescovo
incaricato delle finanze del Vaticano, di aprire un conto
diretto con Cedel per lo IOR e di evitare così i giri
attraverso tutte le banche che apparivano nelle
transazioni.
Quando (Soisson) tornò dalla riunione ebbi l'impressione
che
non avesse osato esprimere questa proposta." Due
anni dopo
questa riunione, Soisson spiegò ad Ernest che aveva
visto
delle "cose bizzarre" in Vaticano:
"Soisson sapeva leggere
le transazioni meglio di me che non vedevo altro che il
lato
tecnico. Facevo delle battute sul Papa intorno agli
estratti
che leggevo in Cedel. Lui sapeva che le istruzioni
ordinate
da Calvi su dei sottoconti della finanza vaticana, con
l'avallo della Santa Sede, erano più che rischiose. Si
sentiva che il trucco sarebbe stato prima o poi
scoperto",
aggiunge oggi Ernest. Un giudice antimafia italiano,
Ferdinando Imposimato, ci dice di più
[25]. Quest'ultimo
sembra un dinosauro in Italia dopo l'assassinio della
maggior parte dei suoi colleghi che si erano interessati
un
po' troppo ai legami tra Vaticano, politica e mafia.
Imposimato ha pagato caro, suo fratello è stato
assassinato
per le sue indagini approfondite, in particolare su
Michele
Sindona che il giudice italiano qualifica come
"amministratore di Cosa Nostra". Egli rivela:
"La grande
frode inizia quando don Michele (Sindona) grazie alle sue
tre banche - Banca Privata Finanziaria, Finabank e Banca
Unione - riesce a stabilire degli accordi con le banche
pubbliche: il Banco di Roma, il Credito Italiano e la
Banca
Commerciale. Cedendo alle pressioni degli uomini al
potere,
le banche nazionalizzate accettano di effettuare
importanti
depositi e versamenti nelle banche di Don Michele. In
questo
modo il finanziere accumula i miliardi degli organismi
pubblici nelle sue casseforti. La strategia di Sindona
gioca
sui circuiti finanziari con l'intermediazione dello IOR
che,
con la sua presenza, ne garantisce la regolarità. La
banca
vaticana, in effetti, può eseguire qualsiasi operazione
finanziaria e spostare capitali attraverso il pianeta e
al
di fuori di qualsiasi controllo." Oggi sappiamo,
grazie alle
inchieste dei giudici italiani tra cui Imposimato, che il
principale dolo del Vaticano è di essersi prestato a
fare da
schermo per le malversazioni di Sindona, prima, e di
Calvi,
poi. In cambio di questo servizio lo IOR, la Banca del
Vaticano, era compensato a percentuale:"Il
riciclaggio di
denaro si effettuava in tre tappe: prima i capitali della
mafia, dei partiti politici e dei grossi industriali
vengono
versati nelle banche di Sindona. In seguito passano
attraverso lo IOR che trattiene il 15% di interessi ed
infine tutti questi soldi ai quali si aggiungono gli
investimenti della Santa Sede, vengono trasferiti nelle
banche estere di Sindona, la Franklin Bank di New York e
le
sue filiali alle Bahamas e a Panama", continua il
magistrato
italiano nel suo libro
[26]. Divenuto troppo
ingombrante
dopo la sua condanna per truffa nel 1976 e poi il suo
arresto negli Stati Uniti a causa di malversazioni
rilevate
nella contabilità della Franklin National Bank, Sindona
verrà rimpiazzato nel suo ruolo di "consulente
finanziario
del Vaticano" presso Marcinkus, da Roberto Calvi
allora a
capo del Banco Ambrosiano, rafforzando così i suoi
legami
col Vaticano... Ma non per molto: nel maggio 1981 i
magistrati milanesi arrestano ed imprigionano Calvi per
qualche mese per delle malversazioni legate alla gestione
della sua banca. Questo arresto mette l'Ambrosiano
sull'orlo
del fallimento. Calvi cerca allora di recuperare dei
fondi,
soprattutto dal Vaticano: " (Calvi) aveva inviato
milioni di
dollari per sostenere Solidarnosc in Polonia ed alcuni
movimenti di liberazione vicini alla Chiesa in America
Latina, per conto del presidente della banca vaticana
Marcinkus", continua Imposimato. Ma Marcinkus
rifiuta di
rimborsare i prestiti enormi che il Banco Ambrosiano
aveva
consentito allo IOR. Dalla sua cella, Calvi si dice
"deciso
a rivelare tutte le responsabilità della banca
vaticana".
Liberato poco dopo, si sente, secondo sua moglie,
"terrorizzato". Calvi non rimarrà molto in
libertà: il 18
giugno 1982 lo ritroviamo appeso ad una impalcatura sotto
il
Blackfriars Bridge (ponte dei frati neri) a Londra, con:
un
passaporto falso, una identità di comodo, le tasche del
suo
vestito piene di pietre e soldi, una decina di valute
differenti. Per molti anni la tesi del suicidio prevarrà
contro l'opinione degli investigatori inglesi della prima
ora .
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